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Veramente un romanzo gradevole. Un thriller-non thriller che si legge come un romanzo rosa, ma in grado - come i migliori noir - di far rimanere il lettore aggrappato alla storia fino alla fine. Con il tipico cinismo “british” (mai esasperato) l’autrice si offre una carrellata di varia umanità, proponendo molti personaggi che risultano ottimamente incastonati nell'intelaiatura narrativa e riescono ad incarnare alla perfezione il peggio della nostra società. Il tutto condito da una trama accattivante ed equilibrata da una scrittura senza sbavature e mai sopra le righe. Da leggere.
Ottimo il commento di Federico. E' il terzo romanzo della Rendell che leggo e l'ho trovato bellissimo: i personaggi sono apparentemente ordinari ma tutti unici e interessantissimi. Così veri che ti sembra di averli conosciuti. La Rendell è bravissima a renderci partecipi delle umane miserie, a farci provare di volta in volta compassione, tenerezza, orrore, ma anche divertimento, poiché l'ironia è una delle sue armi più affilate: il personaggio di Marion, per esempio, è un capolavoro. Francamente, mi chiedo come si possa trovare noioso un libro di questa brillantissima autrice.
Il miglior libro di Ruth Rendell che abbia mai letto. Non si tratta propriamente di un giallo, anche se di omicidi si parla. Come rivela la recensione è meglio paqrlare di indagine psicologica: infatti la Rendell ci presenta una serie di personaggi affascinanti e le loro vicende personali (che si intrecciano magistralmente), dalle quali inizia una serie di riflessioni, su noi stessi, sulla società, sulla morale. C'è chi ha definito i libri della Rendell maledettamente lunghi o noiosi. E' vero solo in parte. La curiosità suscitata dalle vite dei personaggi tende a tenere il lettore sul libro, ma sono, tuttavia, presenti periodi che potrebbero annoiare il lettore. In questo libro, prendendo in considerazione anche gli altri della stessa autrice, l'ho notato, comunque, meno. Poi io, personalmente, apprezzo anche questo genere di libri, che si gustano proprio per la loro "lentezza" (ho persiono letto TUTTO "Il discepolo"!). Tornando a "La verità nascosta", infine, non posso far altro che congraturarmi con l'autrice, con l'auspicio che possa regalarci altri libri "simili".
Recensioni
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Quando manca la presenza cordiale dell'ispettore Wexford, i gialli di Rendell soprattutto nell'ultimo decennio virano facilmente alla commedia nera. È il caso di quest'ultima prova, in cui circola uno humour sinistro, molto britannico. Difficile non pensare alle infermiere caricaturali di Dickens davanti alla figura saltellante della badante Marion, che tenta di assassinare con una torta alla morfina l'anziana signora che l'ha assunta per prendersi cura dei suoi adorati conigli. Disgraziatamente, qualcuno ha sostituito la morfina con innocuo sciroppo per la tosse; non solo la vecchietta se la cava con una bella dormita, ma, insospettita dal sapore strano del dolce, cambierà il proprio testamento e annullerà il lascito che avrebbe garantito l'agiatezza a Marion, a condizione che si accollasse dopo la dipartita della padrona i diletti roditori. Ma la vicenda di Marion non è che una delle componenti (e non la principale) di una vicenda corale a forte prevalenza femminile. Al centro del romanzo c'è il rapporto tra Ismay e Heather, due sorelle legate da profondo affetto ma anche separate da un'oscura vicenda che le ha coinvolte ancora bambine e che, rimossa ma non risolta, getta un'ombra sulle loro vite. Tra i personaggi che le circondano, uno soprattutto ci offre l'ennesima prova della sapienza psicologica di Rendell e della sua insuperata lucidità: Andrew, l'avvocato di successo fidanzato della fragile Ismay, capace di ogni prepotenza e di ogni vigliaccheria, monumento indimenticabile all'inconsapevolezza senza dubbi né cedimenti del più roccioso egoismo maschile. Mariolina Bertini
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