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Recensioni Veracruz

Veracruz di Valerio Evangelisti
Recensioni: 4/5
Siamo nel 1683, due anni prima degli eventi narrati nel romanzo Tortuga. Il cavaliere Michel de Grammont, ultimo leggendario capo dei Fratelli della Costa che infestano il mar dei Caraibi, propone ai compagni un'idea folle: conquistare e saccheggiare Veracruz, la città più importante della Nuova Spagna, giudicata imprendibile. Un'impresa condannata anche da quella corona di Francia di cui i pirati si dicono gli agenti, che ha firmato con gli spagnoli un effimero trattato di pace. Prende il largo dall'isola di Roatán la flotta più imponente che abbia solcato le acque centroamericane. Uomini spericolati, cinici, rotti a ogni crudeltà. Se esiste un ideale, è di arricchirsi in fretta e sperperare tutto nei pochi anni di vita che rimangono. Quanto all'orizzonte strategico che ispira chi manipola i fuorilegge del mare - togliere alla Spagna il monopolio dei commerci nell'area caraibica- è per gli equipaggi puro pretesto che legittima un'avidità sfrenata. Hubert Macary, ufficiale al servizio del capitano Lorencillo, è uomo stolido, coraggioso e fedele, con un lungo passato militare. Considera una virtù l'obbedienza cieca, la gerarchia il perfetto assetto sociale. La ferocia dei pirati non lo turba: l'importante è obbedire. Le sue convinzioni saranno scosse da due donne: Claire, la sorella del cavaliere de Grammont, imprigionata a Veracruz dall'Inquisizione come ugonotta, liberata ormai morente; e soprattutto l'affascinante Gabriela Junot-Vergara, in apparenza convenzionale femme fatale, seducente e irresistibile, ma forse mossa da ideali più nascosti e da finalità indecifrabili. Dopo la sanguinosissima presa di Veracruz saranno Claire e Gabriela, l'una moribonda e l'altra fin troppo viva, a guidare non solo Macary, ma l'intera Filibusta, verso l'abisso descritto in Tortuga. Accanto ai personaggi principali, anima il racconto un'intera folla di comprimari: i capitani Lorencillo e Van Hoorn, i governatori corrotti coinvolti in complicati giochi geopolitici, le donne-bucaniere dai costumi disinvolti, i semplici marinai capaci di passare con indifferenza dalla generosità all'efferatezza. Un quadro dei Fratelli della Costa senza precedenti nella narrativa avventurosa, al tempo stesso crudamente realistico e oggettivamente pittoresco, ma documentato con serietà. Quasi l'antitesi del romanticismo salgariano, e dell'abbondante saggistica che ha letto l'epopea dei pirati della Tortuga in chiave di rivolta libertaria. Lo sfondo ambientale sono isolette suggestive, mari cristallini, sabbie bianchissime, città costiere protette da banchi di corallo. Chi ha detto che l'inferno abbia colori cupi? )
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3,71/5
Recensioni: 4/5
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