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Una paratassi estenuante e le contraddittorie percezioni della voce narrante funestano i primi capitoli del romanzo di Céclie Ines Loos, in cui la dodicenne protagonista Susanna racconta la distruzione della sua famiglia a opera del nonno, un rigido pastore evangelico oppresso dal senso di colpa. Pressappoco in questi termini: il nonno è un angelo; la bambinaia Eliza aspetta un bambino; il nonno scaccia Eliza; la domenica il nonno è sempre molto gentile; gli zii grandi non ascoltano le scritture; il nonno scaccia gli zii grandi. Scoraggiante, insomma; ma perseverando si va incontro a una lettura interessante. È un romanzo a tesi, anche se il suo maggior merito è forse proprio quello di non attenersi strettamente alla sua dimostrazione. Tratta di destino e di femminilità. "Ti avvolgerò in un velo impenetrabile d'amore", è la promessa che il giovane pastore Petitmoi fa a Susanna, e che lei completa aggiungendo: "In un velo d'oro da sposa". In realtà Susanna non sposerà Petitmoi, ma il cinico predicatore Paul Quinoke, che la porterà con sé in uno sperduto paese dell'Urugay. Questo è il primo filo della narrazione: un amore negato, il velo d'oro da sposa che Susanna non potrà mai indossare; e a questo allude il titolo dell'edizione italiana. Quello originale, Hinter dem Mond (dietro la luna), suggerisce invece una diversa chiave di lettura. Il personaggio di Susanna, spesso associato alla luna, è infatti, pur nella sofferenza e nella prosaicità del quotidiano, l'unico che nel corso del romanzo riesce a costruire una vita, a differenza dei fratelli, che vanno incontro al fallimento: Michaela, sotto il segno delle stelle, diviene astrologa ed è condannata alla solitudine e alla sterilità; Filok invece, di temperamento solare e deciso a godere nellÆhic et nunc, va incontro alla morte in giovane età. Questo sfondo astrologico rievoca il Matriarcato di Bachofen, dove la luna era associata alla femminilità e il sole alla virilità. Il punto focale della vita di Susanna sembra stare al di là del mondo, nel cielo notturno, come se la vera vita fosse altrove e le cose terrene non fossero che un accidente. Siamo forse di fronte al vecchio pietismo germanico, rivisitato alla luce di un femminismo ante litteram? Cécilie Ines Loos (Basilea, 1883-1959), approdata alla scrittura nel 1926 dopo un passato di educatrice per famiglie in Inghilterra e in Italia, non conosce in vita grande fortuna. Viene riscoperta nell'ambito dei Women studies da Charles Linsmayer, che nel 1987 cura la riedizione tedesca de La morte e la bambola, proposto in italiano lo scorso anno da Casagrande. Hinter dem Mond, uscito ora in buona traduzione e in un'elegante veste di gusto mitteleuropeo presso lo stesso editore, è il suo sesto romanzo, e fu recensito sulla "Neue Schweizer Rundschau" dal giovane Max Frisch. Il quale rilevava "una certa estraneità di fronte a gran parte di ciò che gli uomini fanno e pensano, un modo di vivere che rende soli, che non si adatta alla normalità del mondo, perché questo vivere si dispiega un paio di livelli più in profondità, là dove ad esempio vive il bambino".
Michele Sisto
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