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Dettagli

33
2016
Tascabile
28 gennaio 2016
140 p., Brossura
9788823514386

Descrizione

Scelto da IBS per la Libreria ideale per accedere alla letteratura sudamericana da una porta differente da quelle più abituali (Borges, Amado, Allende, Márquez). Più lontano dal realismo magico, Sepúlveda mescola tradizione e teorie ambientaliste. Difficile portare il Sudamerica su questa nuova strada, ma non impossibile secondo l'autore cileno.

Il vecchio Antonio José Bolivar vive ai margini della foresta amazzonica equadoriana. Vi è approdato dopo molte disavventure che non gli hanno lasciato molto: i suoi tanti anni, la fotografia sbiadita di una donna che fu sua moglie, i ricordi di un'esperienza, finita male, di colono bianco e alcuni romanzi d'amore che legge e rilegge nella solitudine della sua capanna sulla riva del grande fiume. Ma nella sua mente, nel suo corpo e nel suo cuore è custodito un tesoro inesauribile, che gli viene dall'aver vissuto "dentro" la grande foresta, insieme agli indios shuar: una sapienza particolare, un accordo intimo con i ritmi e i segreti della natura che nessuno dei famelici gringos saprà mai capire.

Valutazioni e recensioni

4,4/5
Recensioni: 4/5
(65)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

Recensioni: 5/5

Letto in pochi giorni: conquistano la sottile ironia, il linguaggio semplice e quasi referenziale, la narrazione lineare, che si concede solo piccoli flashback. E soprattutto ti conquistano i personaggi, originali, coloriti e carichi di vissuto, tutti variamente sconfitti e liminari: i coloni non riescono a colonizzare la giungla, il sindaco a governare (o a rubare come ha fatto altrove in passato), i cercatori d’oro ad arricchirsi, i cacciatori a cacciare, il vecchio prima a fare il contadino e il marito, poi l’indigeno fra gli indigeni. E così la narrazione ha per tre quarti del libro un andamento quasi casuale, fa avanti e indietro nel tempo, e ha un tono fra il picaresco e l’hard boiled, con il vago sentore di un Marquez o di un Amado. Non fa prediche, mostra solo personaggi e storie, e sembra solo tra le righe insegnare la tolleranza, l’accettazione della diversità anche vagamente criminale, e condannare ogni tipo di aggressione, anzi persino di ambizione. In realtà, le cose cambiano quando nella storia compaiono i gringos, quasi delle odiose macchiette: certo, facile non odiarli per chi non sia stato incarcerato, torturato ed esiliato grazie a loro… o per chi non conosca la storia anche solo del Sudamerica dell’ultimo secolo. Comincia allora la spedizione di caccia decisiva e lo stile cambia un po’, diventa un po’ didascalico; anche la narrazione si fa all’inizio più lineare, più tesa, e ricorda vari film ahimè hollywoodiani, per quanto politicamente corretti, con una condanna sempre più esplicita dell’uomo bianco, con echi finali anche de "Il vecchio e il mare" e più pesanti, più ovvi flashback. Il tema così alla fine diventa esplicito, anche se per l’epoca niente affatto scontato per il grande pubblico, e persino riduttivo, rispetto all’intero romanzo, per quanto breve: il rispetto per l’Amazzonia, per la natura e per chi ci vive da sempre integrandosi perfettamente, gli indios.

Recensioni: 5/5

Letto tutto d'un fiato. Racconto meraviglioso. Ho lasciato lì il mio cuore, nella foresta pluviale assieme al vecchio Antonio José Bolívar Proaño.

Recensioni: 5/5

E molto interessante lo consiglio vivamente

Recensioni: 5/5

Un libro meraviglioso che ti scalda il cuore, alla scoperta di un mondo che a noi sembra incredibilmente lontano ma esiste e subisce ingiustizie ogni giorno.