Vasco libera tutti

Un libro imprevedibile come una scultura, un modello nuovo, figlio di un valore potenziale più grande di cui sei in balìa, o lo segui o gli dài l’anda (lo dico con il forte rischio di scontentare la critica letteraria politicamente corretta). È uno spazio temporale. La lettura è veloce. La storia barcolla ma sta in piedi e corre fino al traguardo. C’e un qualcosa che ritorna. Perfetto. Tempistico. Subliminale come un peyote. C’è un Vasco Rossi postmoderno e anche un po’ retró. Belén che si chiama Melén ed è spiccicata. Ce n’è per tutti. O per nessuno. Che anche solo a immaginarla una storia del genere... però è vero che poi qualcosa ti manca. Cioè alla fine ti chiedi: adesso cosa leggo? Ne vorrei un altro così. Questa è una qualità che io ammiro.

a mio avviso, la nota straordinaria di questo romanzo stupefacente sta nella geniale trovata di investire i tre piccoli cowboy (folletti? elfi? semplici giocattoli?) del ruolo di motore trainante di una storia tanto strampalata e surreale quanto credibile. Ringo Johnny e Mario si muovono tra le pieghe della storia, anzi, fra un litigio, una baruffa e qualche sparatoria la indirizzano e ne muovono i fili come splendidi burattinai. un cenno a parte, oltremodo doveroso, merita la cifra stilistica di una narrazione che non prevede alcuna punteggiatura intermedia, così da esaltare un ritmo tale da non permettere di lasciare la lettura, e di buttarsi a capofitto in quel meraviglioso caos organizzato che è il finale... che poi tanto finale non è...

Una trama stramba ma coraggiosa, che al momento giusto esplode sulla propria scia tanto da lasciare ammirati per la credibilità del progetto narrativo e per l’originalità del quadro scenico che ne deriva. STUPEFACENTE.