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scheda di Fasolo, A., L'Indice 1998, n. 7
"Ai due estremi dell'immaginario scientifico sono un grido, "Eureka", e una formula, "E=mc2". Il primo simboleggia il potere del corpo attraverso quello, gocciolante, di Archimede; la seconda il potere dello spirito". In un libro dedicato alla mitologia della scienza si trova di tutto: la mela irresistibilmente attratta da Newton, l'anello mancante dell'evoluzione, gli Ufo, il big bang, gli attrattori strani... Il saggio, scritto da due talentosi divulgatori, allinea illustrazioni curiose e godibilissime, testi brillanti e spiritosi, aneddoti più o meno noti, riflessioni in forma sciolta. La risultante è un "cocktail" effervescente ed eterogeneo, aromatizzato con qualche goccia di Roland Barthes. Come retrogusto si sentono distillazioni epistemologiche: i miti della scienza indicherebbero un punto di incontro fra pensiero razionale e senso comune. I miti scelti appaiono peraltro di struttura e semiologia incerta, e spesso sono mera occasione di divertimento. Quanto contino le semplificazioni, i miti, le metafore nell'affermazione di un paradigma scientifico e nella fissazione come luogo comune del pensiero ordinario, è storia affascinante e difficile che altri hanno scritto. Ed è certo appassionante la differenza fra la "science de nuit", madre dei miti, istintiva ed erratica, che si confronta con l'esaltazione, la melanconia, l'abbandono, e la "science de jour", tutta razionalità e programmazione. Non prendiamo perciò troppo sul serio la pretesa filosofica del libro, sospeso fra paradosso e iconoclastia, ma divertiamoci a inseguire il gatto di Schrödinger sin nei buchi neri, scansando il serpente di Kekulé e impegnandosi in un moto che perpetuo non è. Potremmo persino imparare a identificare nuovi miti, nella congerie di notizie scientifiche che ci bersagliano. Cosa si può dire infatti della pecora Dolly, figlia di una cellula mammaria e omonima di una simpatica e prosperosa cantante "folk", o dell'eterna pallottola infallibile contro il cancro (oggi di turno è la -statina). Chissà che questo non ci aiuti allora a scoprire, sia pur in modo intuitivo, i miti della cattiva scienza e della pericolosa medicina, che ci allettano con canti di sirena mediatica... Il libro ci autorizza comunque a pensare che se la scienza è altra cosa, ben più seria e affidabile, come tutte le opere umane rimane perfettibile e degna di sorridente, amichevole demitizzazione.
Ridimensionare il genio di Leonardo non vuol dire mancargli di rispetto, ma reinserire in un quadrostorico-scientifico corretto un personaggio così importante. Così può essere per l'incrollabile mito del moto perpetuo: "è stimolante constatare che, se il moto perpetuo non 'si muove', il suo mito, invece, 'gira' da secoli", oppure che il celeberrimo episodio della "mela di Newton " non è affatto provato, ma addirittura potrebbe essere interamente inventato, in onore di una nipote, l'unica persona alla quale il misogino scienziato fosse legato da affetto. "Altro che mele!" Newton era probabilmente alla ricerca della pietra filosofale quando scoprì la gravità...
E, per parlare di un argomento a noi "vicino", il mitico anello mancante della teoria evoluzionistica di Darwin? Mancava nel 1860, ma manca ancora adesso e ragionevolmente non si troverà mai... E via di seguito, attraversando tutti i miti più noti del pensiero scientifico, a partire dall'Eureka di Archimede per terminare con E=mc2 di Einstein (uomo con difficoltà di comunicazione e di linguaggio). Dopo la sua formula, "tremendamente efficace ma incomprensibile, Einstein propone alla nostra meditazione un'ultima formula: ciò che è ben concepito, non può essere enunciato". E dunque, forse, può essere solo mitizzato...
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