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L'ho letto in due giorni ma solo perchè avevo parecchio tempo libero; la trama non è molto avvincente anzi, quasi noiosa; tra l'altro non tratta di fantascienza. In ogni caso godibile.
Recensioni
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Dick, Philip K., In terra ostile, Einaudi , 1999
Dick, Philip K., L'uomo dai denti tutti uguali, Fanucci, 1999
scheda di Vin‡on, P. L'Indice del 2000, n. 03
Quello che oggi è il più celebrato degli scrittori di fantascienza - l'autore, per intenderci, di Blade Runner (1968; Fanucci 1996) - tentò invano, per tutto il corso degli anni cinquanta, di farsi valere come scrittore senza complementi di specificazione; ma è solo ora - sulla scia del culto tributatogli - che i suoi romanzi mainstream cominciano a vedere la luce anche in Italia. Dopo Confessioni di un artista di merda (Fanucci, 1996) è adesso la volta di In terra ostile e L'uomo dai denti tutti uguali, scritti rispettivamente nel 1958 e nel 1960.
In Milton Lumky Territory (questo il titolo originale del primo) si racconta la storia di Bruce "Skip" Stevens, che, andando a trovare una sua vecchia fiamma nella speranza di poter passare la notte con lei, incontra un'altra donna, accetta di gestire il suo negozio, lascia il lavoro, si trasferisce a casa sua, la sposa e si mette in viaggio alla ricerca di merce da vendere: uno stock di macchine per scrivere. Trama risibile, se non fosse che - primo - lei è stata la sua insegnante alla scuola media e - secondo - i viaggiatori di commercio sono animali territoriali. E quello in cui Bruce ha sconfinato è il territorio di Milton Lumky (che infatti soffre di nefrite e deve aver avuto dei problemi a marcarne i confini). E non è affatto una stranezza che il romanzo sia intitolato a lui e racconti la storia dell'altro, perché il sospetto, alla fine, è che sia Milt a reggere i fili del gioco.
La territorialità è anche la molla che in L'uomo dai denti tutti uguali fa scattare il conflitto tra i due protagonisti: Leo Runcible (agente immobiliare) e Walter Dombrosio (progettista industriale). Ma in questo caso ne nasce una trama costellata di colpi di scena e concatenazioni di avvenimenti. L'escalation del conflitto tra Leo e Walt ne genera tutta una serie di altri (in primo luogo quello tra Walt e la moglie Sherry), ma il vero motore dell'azione è in realtà il conflitto delle interpretazioni che i vari personaggi danno dei fatti. Se Janet (la moglie di Leo) è accecata da una vera e propria paranoia alcolica, Sherry lo è dalla psicanalisi; e se Leo è accecato dal tornaconto economico, Michael Wharton (insegnante elementare e archeologo dilettante) lo è da quello scientifico. Così, quando nel terreno di Leo viene trovato il teschio di un uomo dai denti tutti uguali, nessuno si ricorda della passione di Walt per gli scherzi. Ma si sa: ride bene chi ride ultimo. E qui, alla fine, non ride nessuno.
Se amate la fantascienza di Dick ritroverete in questi romanzi le stesse domande portanti (che cos'è un individuo? che cos'è la realtà?), se non conoscete Dick scoprirete uno scrittore, senza complementi di specificazione.
Paolo Vinçon
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