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L'uomo che rubò la «Gioconda» - Gabriele D'Annunzio - copertina
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L'uomo che rubò la «Gioconda» - Gabriele D'Annunzio - copertina

Descrizione


Nonostante lo stile da sceneggiatura, "L'uomo che rubò la 'Gioconda'" (1920) fu concepito come un vero racconto. Solo nel 1943 D'Annunzio pensò di farne un soggetto cinematografico e lo pubblicò in Francia. Ma il film non fu realizzato. Il racconto prende spunto da un clamoroso fatto di cronaca, il furto della Gioconda al Louvre, ed è l'unico testo di D'Annunzio compiutamente e consapevolmente "fantastico" anche nella tematica. La sua relativa novità rispetto agli innumerevoli precedenti dedicati a ritratti o quadri che si animano, sta nel fatto che non si tratta, in questo caso, di un'immagine, più o meno maligna, che prende vita sua sponte, ma, al contrario, di "un'apparizione di vita" creata, provocata, mediante un procedimento (alchemico). L'esperimento, però, si risolve in un scacco: esso fa "uscire" dal quadro Monna Lisa, la modella di Leonardo, non la Gioconda. Ben poche volte D'Annunzio ha espresso così chiaramente la distanza che separa l'arte dal mondo reale: il suo carattere trascendente, che trasforma i fantasmi del tempo.
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Dettagli

2018
20 marzo 2018
64 p., Brossura
9788833050225

Conosci l'autore

Gabriele D'Annunzio

1863, Pescara

Debuttò giovanissimo con la raccolta di versi Primo vere (1879), cui seguì nel 1882 Canto novo, nel quale è evidente l’imitazione di Carducci temperata da una già personale vena sensuale e naturalistica. A Roma, dove iniziò (ma non concluse) gli studi alla facoltà di lettere, D’Annunzio visse all’insegna della mondanità e dell’estetismo, sempre alla ricerca di nuove sensazioni in nome di un compiaciuto erotismo al quale sarebbe rimasto fedele sino alla fine con ossessive varianti. Dal decadentismo europeo assimilava, intanto, ideali di sensibilità e di raffinatezza e il gusto del tecnicismo formale: nacquero così, accanto ad alcune raccolte di versi, romanzi come Il piacere (1889), Giovanni Episcopo (1891)...

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