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La casualità delle mie scelte di lettura ha fatto sì che mi capitassero due libri di cosmologia di fila. In questo caso Clark fa una trattazione molto più ampia di quella di Balbi: non che si debba o voglia fare una graduatoria, perché i due approcci sono completamente diversi. Clark scrive molto bene ed è chiara la sua volontà di raccontare quello che succede *ora* nella cosmologia, e d'altra parte questo è il suo lavoro di scrittore scientifico. Quindi localmente è tutto bello e comprensibile, oltre che posto in un contesto storico che fa apprezzare meglio le cose e condito da aneddoti gustosi in stile americano come l'incontro brussellese tra Einstein e Lemaître. Quando però la lettura termina, rimane un senso di vuoto, non dovuto alla vastità dell'universo quanto alla eterogeneità dei temi trattati. La mia sensazione è che Clark abbia ripreso quanto aveva scritto sulle riviste e l'abbia inciccito; ma non l'ha ripensato in modo unitario. Risultato? Si scoprono tante nozioni puntuali, ma l'universo resta ancora più sconosciuto. Una nota positiva: è bello leggere di come gli scienziati lavorano, facendo ipotesi sempre più indirette. Spesso noi crediamo che quello che dicono gli scienziati siano verità assolute: qui si vede che non è proprio così. Buona la traduzione di Valeria Lucia Gili.
Recensioni
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L’ultimo libro di Stuart Clark, giornalista inglese specializzato in astronomia e dotato di grande talento comunicativo, è una storia della cosmologia moderna in cui si racconta con stile avvincente come si è evoluta la nostra conoscenza dell’Universo dai tempi di Keplero e Newton ai nostri giorni. L’autore sceglie di partire dalla fine, cioè dal 21 marzo 2013, quando la missione Planck dell’Agenzia spaziale europea ha reso pubblica un’immagine accurata delle anisotropie della radiazione cosmica di fondo che mostra com’era l’universo primordiale 380.000 anni dopo il big bang. I dati di Planck confermano le aspettative basate sul modello cosmologico standard, con l’eccezione di alcune anomalie che mostrano un universo “quasi perfetto”, anzi per molti versi “sconosciuto”. Basti pensare che secondo tale modello solo il 5 per cento dell’universo è costituito da materia ordinaria fatta di atomi. Il restante 95 per cento viene associato a due componenti esotiche (esogene?) chiamate materia ed energia oscura, introdotte per spiegare perché la maggior parte delle galassie pare ruotare troppo in fretta e perché sembra che l’espansione dell’universo stia accelerando. Dopo l’incipit dedicato a Planck, Clark inizia a narrare la storia della cosmologia rivelandoci i retroscena della formulazione della legge di gravitazionale universale di Newton. L’indagine sui misteri del cosmo prosegue con gli studi sull’origine del sistema solare, mentre i due capitoli successivi sono dedicati alla formazione della luna e alla produzione di energia nel sole. Ampio spazio viene poi dedicato alla teoria della relatività generale. L’esistenza dei buchi neri, oggetti la cui gravità è talmente forte che nulla di ciò che si trova al loro interno riesce a sfuggirvi, luce compresa, suggerisce che debba esserci anche una teoria quantistica della gravità. [...] Clark si rivela un acuto osservatore degli aspetti umani e sociologici della scienza. Perché Hubble è passato alla storia come colui che scoprì l’espansione dell’universo, quando in realtà l’idea originale era da attribuire al sacerdote belga Pierre Lemaître? Quante scommesse sui buchi neri ha perso il grande Hawking con i suoi colleghi? [...] In conclusione, questo libro di Clark narra in modo stimolante ed efficace la storia della cosmologia, dando un aggiornamento sul panorama odierno di questa disciplina. Oltre ad arricchire la biblioteca degli appassionati del genere, potrà risultare utile a studenti e insegnanti, sia del liceo sia dell’università, per integrare il materiale didattico dei corsi di fisica e astronomia.
Recensione di Marco Monteno.
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