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Un volumetto militante quello di Corrado Gnerre. E un piccolo "miracolo" di sintesi. Il pamphlet riesce infatti a coniugare brevità e chiarezza degli intendimenti in una densa provocazione orientata a dimostrare l'"unicità" del Cristianesimo nel "soddisfare il desiderio di felicità che alberga in ogni uomo". Non solo. Per Gnerre esso è anche la "misura di tutte le cose" in grado di decretare il fallimento di ogni cultura postcristiana quale chiave di esperienza della verità. Unica, singola eccezione: l'Ebraismo. Ma solo in relazione alla valutazione della morte, che l'Ebraismo considera, proprio come il Cristianesimo, una questione scandalosa originata dal cattivo uso della libertà umana. Tanto l'ebreo quanto il cristiano, infatti, temono la morte perché "anche se è l'unica via per incontrare il Signore, è comunque un effetto del peccato e non è stata voluta da Dio". Per il resto non esiste altra verità al di fuori di quella incarnata e rivelata da Gesù Cristo. Diciannove ragioni che gli consentono di affermare positivamente e senza reticenze la "superiorità" del Cristianesimo rispetto a tutte le altre religioni. A partire dalla concezione del tempo, che il cristiano sconfigge nella serena attesa dell'eternità poiché l'uomo — lungi dal rappresentare un insignificante elemento del nulla cosmico come nel Taoismo o un passivo strumento nelle mani di un Dio che non salva come nell'islamismo — è una creatura che fa esperienza di Dio entrato nella storia e che "incontra l'uomo per offrirsi quale risposta". Il Cristianesimo risolve inoltre l'angoscia di un mondo in cui tutto andrà perduto grazie alla Resurrezione di Gesù, che, infatti, legittima il desiderio di recuperare quanto di buono è stato costruito dall'uomo nella propria vita. Gnerre è un autore appassionato perché recupera senza edulcorazioni di sorta l'integrità del Cristianesimo battendo in breccia le mode culturali, come il '68 o i pensatori, come Nietzsche o Freud, che hanno preteso di decretare la morte di Dio.
Quindici capitoli per affrontare altrettanti argomenti per ritenere che il Cristianesimo sia una religione originale rispetto a tutte le altre nonché l’unica in grado di soddisfare nella sua pienezza il naturale desiderio di felicità dell’uomo e il suo innato tendere verso un “oltre” che soddisfi la propria sete di amore e di pienezza. Corrado Gnerre, insegnante di Storia e dottrine teologiche e Storia dell’Utopia in età moderna e contemporanea presso l’Università Europea di Roma, argomenta con brevi, precisi e puntuali schizzi un cristianesimo che, se considerato nella sua integrità, riesce a rispondere – lui solo - in modo persuasivo alla fondamentale domanda che l’uomo si pone e su cui si gioca tutta la sua esistenza: sono gettato nella vita o sono frutto di un progetto di Amore? Il Cristianesimo è quindi: l’unica Religione che sconfigge il tempo, l’unica religione della pienezza, l’unica religione della semplicità, l’unica religione che dà senso alla sofferenza, l’unica religione che dà un senso alla morte, l’unica religione della vera felicità, l’unica religione in cui è bella l’attesa della vita eterna, l’unica religione della tenerezza, della tenerezza materna, della vera potenza, l’unica religione della conservazione del proprio umano, l’unica religione dell’amore, l’unica religione dell’incontro, l’unica religione che rende l’uomo “universo” di Dio, l’unica religione che rende grande il “piccolo”, l’unica religione dell’infanzia, della compagnia, della vera ricchezza, l’unica religione che permette di accarezzare la volontà di Dio. Sono questi i temi dei capitoli da cui è costituito il libro.
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