Il nuovo volume dell'«Ospite ingrato» è dedicato allo studio del rapporto fra cultura umanistica e sviluppo tecnologico. Il tema è tanto complesso quanto urgente; abbiamo deciso di affrontarlo facendo un passo indietro di quasi un secolo, provando cioè a ripercorrere la storia di uno dei primi laboratori mondiali di questo incontro fra umanesimo, scienza industriale e civiltà del lavoro: l'Olivetti di Ivrea. Partendo come sempre dal lavoro di Franco Fortini - al cui Archivio e Centro di ricerca questa pubblicazione è legata - che per molti anni è stato parte del mondo Olivetti come traduttore, copywriter, saggista, pubblicitario. Pochi sanno, infatti, che è stato proprio Fortini a dare il nome ad alcune delle macchine più famose prodotte ad Ivrea; su tutte la celebre Lettera 22 (suo è anche lo slogan: «leggera come una sillaba, completa come una frase»). Il volume è diviso in due sezioni; nella prima undici saggi (Erica Beila, René Capovin, Barbara Carnevali, Francesco Ciafaloni, Alessandra Criconia, Enzo Ferrara, Tommaso Morawsky, Michele Pacifico, Fulvio Perini, Cesara Pomarici, Carlo Tombola, Zinato Emanuele) analizzano il caso Olivetti con uno sguardo multi-prospettico (letteratura, sociologia, estetica, psicoanalisi, informatica, urbanistica, architettura, design), cercando di proiettare la relazione fra umanesimo e tecnologia. La seconda è la sezione Archivio (a cura di Emanuela Carbé, Luca Lenzini e Elisabetta Nencini) in cui è proposto un cospicuo materiale, per lo più inedito, relativo al lavoro di Fortini all'Olivetti: testi poetici, lettere, pubblicità, cataloghi, note da traduzioni, materiali di lavoro, studi sulla grafica e sul logotipo. Accompagnano la pubblicazione di questi materiali, un saggio generale di Daniele Balicco, un testo autobiografico di Sergio Bologna e uno studio di Giuseppe Alessi su due documentari di fabbrica, scritti da Fortini su commissione di Olivetti. Prefazione di Alberto Saibene. Introduzione di Daniele Balicco.
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