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Se l'Ultimo Ultras aveva l'intenzione di ripercorrere i passi del bellissimo Ultrà di Richy Tognazzi sicuramente non vi è riuscito. Purtroppo, aimè, so cosa ha tentato costruire Stefano Calvagna e trovo questa pellicola veramente un pasticcio assoluto (se avesse fatto un docufilm probabilmente avrebbe avuto più successo, dal momento che si è avvallato della collaborazione di ultras "veri"). Prima di tutto, da tifoso del Milan, non so, se ho più "odiato" Andriy Shevchenko come giocatore (nella seconda esperienza: stagione 2008-09, perché dal 1999 al 2006 è impossibile non averlo amato) che come "attore" nel suo mini-cameo del film. Poi. Raffigurare il tifo organizzato come bande simili ai gruppi dei Guerrieri della Notte ha due soluzioni: la prima è non sapere di cosa si sta parlando oppure vivere in un altro pianeta. Scritto questo, l'idea che vorrebbe raccontare oggettivamente, con l'obiettivo di fare chiarezza, di sfatare dei luoghi comuni riscoprendo l'umanità e il desiderio di condivisione che gravitano attorno al mondo degli ultras, purtroppo per lui è stato un insuccesso. Oltre ad essere troppo complessa la riflessione sociologica, storica e politica con cui confrontarsi, è difficilissimo guardare al tifo organizzato; isolare quel desiderio di alleviare il disagio e la solitudine dell'uomo moderno dalla violenza. Dalla cronaca e dal rumore di fondo: il film si perde nel melodramma, nella fiction e in uno stile traballante e amatoriale dai dialoghi improbabili. Il protagonista (regista, produttore e sceneggiatore) e gl'altri attori sono poco credibili. Musiche buffe. Le riprese in esterna (panoramiche) non sono malvagie ma purtroppo non servono ad aumentarne la qualità. L'inizio è orrendo il finale (quasi) peggio. Tutti bocciati.
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