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Saggio di scorrevole lettura, molto ben documentato, con ricorso soprattutto alle fonti di parte repubblicana e mazziniana. Proprio grazie a queste fonti repubblicane e mazziniane l’Autore fa emergere, in maniera sobria ma inconfutabile, i molteplici difetti e i crimini della repubblica romana, tipici di ogni rivoluzione: propositi velleitari; volontà dittatoriale sia di Mazzini sia di Garibaldi; dissesto economico; soprattutto assassini perpetrati con sadismo specie contro Sacerdoti, incarcerazioni di Vescovi e di oppositori, stupri, devastazioni, saccheggi (p.49-53, 131), ammessi da Garibaldi stesso (p.101) a danno di quel medesimo popolo, che a parole intendevano “liberare”. La popolazione, quando può (p.42, 62, 77), è ben contenta di liberarsi da tali liberatori! Pesanti i giudizi su Mazzini da parte di uomini a lui molto vicini: Farini, Orsini, Herzen, Garibaldi. Manifesto invece l’attaccamento delle popolazioni al sovrano legittimo Pio IX Mastai Ferretti, “accolto trionfalmente da una popolazione festante, al rientro nella sua Roma il 12 aprile 1850” (p.104). Eccellenti le due appendici. Con una oculata politica economica Pio IX ripianò lo spaventoso deficit, ereditato dalla repubblica romana, in soli otto anni (A.Tornielli: Pio IX. Oscar Mondadori p.225), e nel 1857 compì un viaggio nei territori dello Stato Pontificio, ovunque accolto con identico fervore. Lo Stato Pontificio non era affatto arretrato: illuminazione a gas delle città, collegamenti ferroviari, assistenza ospedaliera erano ad ottimi livelli. La pressione fiscale inferiore a quella praticata nel Regno di Sardegna ed in Francia. I carcerati metà di quelli del Piemonte. Il 10 settembre 1870, pochi giorni prima del fatidico 20 settembre, Pio IX inaugurava l’acquedotto dell’Acqua Marcia, ancora una volta circondato dal sincero affetto del popolo romano. Anche nel 1870 nessuna sollevazione a favore dell’esercito “unitario” assediante si ebbe all’interno di Roma Pontificia.
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