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Non so da dove viene il titolo di questo diario, ma è perfetto: si tratta dell’ultimo dono che ci ha lasciato quello che per me è stato uno dei maggiori scrittori del secolo scorso. E’ il diario dei suoi ultimi anni di vita, a partire dal 1984, è il seguito dei tre diari pubblicati in esilio in ungherese a Roma Napló 1958–1967, a Toronto Napló (1968–1975) e a Monaco Napló (1976–1983) ed è l’unico, mi pare, tradotto in italiano. E’ il diario di un periodo tormentatissimo della vita di Marai, che inizia con la morte del fratello minore e della sorella, prosegue con le sempre peggiori condizioni di salute della moglie Lola, sua compagna di vita da oltre 60 anni, che ci vede sempre meno, cade e si rompe il braccio, fino a dover essere ospedalizzata e muore il 4 gennaio del 1986. Il 18 febbraio Marai acquista una pistola per poter farla finita con la vita quando sarà il momento e va anche ad esercitarsi per usarla, ma il momento non arriva, anche se muoiono pure il figlio adottivo e l’ultimo fratello e le condizioni fisiche di Marai peggiorano sempre. Lui vive rileggendo le lettere e il diario di Lola e lasciando nel diario riflessioni sempre più rare sulla vita che conduce, sulla letteratura, sull’Ungheria, su Lola. Il 15 gennaio del 1989 Sándor Márai scrive l'ultima frase sul diario: "Aspetto la chiamata alle armi. Non la sollecito, ma neppure la rinvio. È arrivato il momento" e il 22 febbraio usa la pistola e si uccide. Una lettura difficile , drammatica, commovente sulla fine di una vita, ma da non perdere per chi ha amato le opere di Sandor Marai
L'ho riletto per la terza volta in questi giorni e, come tutte le altre volte, mi sono profondamente commossa. Sono un vero dono le pagine di questo diario. Un uomo e uno scrittore dall'animo sensibilissimo, intelligente e brutalmente sincero.
Difficile , drammatico , uno sguardo struggente sul tramonto di una vita. Una lettura che diventa omaggio per un grande autore.
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