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"L'amore ha l'amore come solo argomento" cantava De Andrè. Difficile cercare altre spiegazioni quando batte il cuore. Lo sa bene Antea che, pure, pensa di sapere bene cosa vuole dalla vita: l'arte, Giorgio, una fedina al dito. Ma a diciotto anni la vita può presentare svolte non previste, che appaiono come ostacoli anche se non lo sono. E quello di Antea ha un nome, un ricordo, parte del suo passato: è Ares, l'amico d'infanzia, che rincontra quasi per caso. Tutto, da quel momento in poi, viene messo in discussione, persino le scelte del cuore perché davanti al bivio della vita Antea dovrà affrontare un nemico infido ed egoista: il proprio cuore. E tutto cambierà. "Che crudele e triste circolo intrapende chi tenta di sfuggire dalle proprie passioni." "L'ultimo canto della fenice" parla di sentimenti, di promesse, di scelte. Una scrittura musicale, armonica, dettagliata ma mai esagerata. Le scene sono vive di particolari, sensazioni ed emozioni. Personaggi imperfetti, situazioni reali fra le pagine che l'autrice ci restituisce in una cornice di quotidianità che potrebbe essere la nostra. Antea e Ares sono le facce di una stessa medaglia, sono due punti uniti da una linea forte e continua. In queste pagine la crescita di Antea è un rampicante che si snoda fra rose ed edere, scansando le spine, ma pungendosi lo stesso. Non è facile restituire le sensazioni legate all'adolescenza e alle scelte che derivano dal cuore e il lettore segue, passo dopo passo, lo sbocciare di sentimenti che di solito si trovano solo nei libri. Non è facile, ma Agnese Messina ci riesce con naturalezza. Infatti, attraverso una narrazione che ruba ai classici quell'immortalità che ha reso celebre coppie come Orfeo ed Euridice, o Paolo e Francesca, anche in queste pagine si va incontro all'amore, anche se ha il gusto amaro del fiele.
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