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Sette personaggi. Sette giornalisti, pardon, c'è anche un editore ed una tipografa. Le loro storie passate, presenti, future, versioni di un dramma in comune e ormai comune: la perdita del posto di lavoro, la fine del loro ? piccolo e meraviglioso giornale ? e della vita insieme. Un disegno criminale li legherà per sempre: ? la rapina più buffa che ci sia mai stata ? Non posso dirvi altro, la sorpresa è solo vostra. Una confidenza, sssssssst ? : Marco è il protagonista che amo di più. Il nostro Direttore ha scritto un libro. Gli assomiglia. Lo racconta. Persino la sua scrittura è chiacchierona, riferisce tutto ciò che sa di lui perché cresciuta intorno a lui. È gentile, morbida, piana, colta. Anche un po' annoiata. Di quella noia che conduce a cercare e cercarti. Cerca la vita intelligente, esigente. La migliore. Matteo non vuole perdersi nulla. Ha bisogno di fare tutto. Ama il mondo e vuole essere ricambiato. Meglio, non vuole deluderlo. Lo si coglie facilmente nelle parole di Marta: ...riprodursi è un dovere. Non farlo è tristissimo, una manchevolezza imperdonabile ? ; nel destino che l'attende dietro una porta: ? Fuori c'era Marco, placido, perso tra i suoi pensieri limpidi, magnifici e progressivi ? aspettava il suo turno ? ; nella rapina ideata da Giovanni, il caposervizio della redazione sportiva, come antidoto al dramma licenziamento. Nessun 'suicidio'. Soltanto voglia di scavalcare il muro. Continuare a camminare, sollevando l'umore da terra al cuore, all'insegna della vita terrena e per amor suo. Come le confessioni di Cesare: ? quest'anno ne faccio ottanta. Eppure mi sento un ragazzino ? è stato l'amore ? La sua scrittura è musicale. Anche per questo sincera. Matteo è un musicista. L'incipit del suo libro mi riporta a teatro tenda. A Guccini, Lolli - al suo fiasco di vino. A Milano, nel 1974 : C'è che eravamo lì e ci pareva impossibile ? Matteo è osservatore dell'animo e il suo modo di raccontare è semplice, elegante. Doriana Carosi
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