In questa potente narrazione, Elizabeth H. Winthrop tocca magistralmente i temi eterni del razzismo, della giustizia, della colpa e del perdono.
«Winthrop mantiene la giusta distanza dai fatti narrati e proprio questo fa brillare il racconto per coerenza e intensità, equilibrio e delicatezza. I materiali sono di finzione, ma il sostrato è vero, reale.» – Severino Colombo, Corriere della Sera
Ottobre 1943. Mentre il sole tramonta su St. Martinville, Louisiana, Willie Jones deve affrontare le ultime ore della sua vita: a mezzanotte in punto verrà giustiziato sulla sedia elettrica. Ha solo diciott’anni, la pelle nera ed è accusato di aver violentato una ragazza bianca. Qualcuno lo crede innocente, qualcun altro invece scalpita per vederlo «friggere». Mentre le ore corrono inesorabili, il padre di Willie, Frank, cerca disperatamente di raggiungere la prigione portando a dorso di mulo una lapide che non finirà mai di pagare. Il procuratore distrettuale, che ha ottenuto la pena capitale, deve fare i conti con la propria coscienza e con sua moglie che non riesce più a guardarlo in faccia. E una madre, il cui unico figlio combatte nel Pacifico, sfida l’autorità del marito cercando calore nel contatto con quei bimbetti straccioni, neri come la notte, che vivono ai margini della sua proprietà. Ci sono pure le famiglie e le bande di amici che per nulla al mondo vogliono perdersi lo spettacolo. C’è, soprattutto, la Feroce Gertie, la pesante sedia di legno in viaggio verso la sua cupa destinazione che, non fosse per quei lacci di cuoio e quei cavi elettrici, sembrerebbe solo una sedia. In questa potente narrazione, Elizabeth H. Winthrop tocca magistralmente i temi eterni del razzismo, della giustizia, della colpa e del perdono. I suoi personaggi, di carne e sangue, si muovono in un ambiente infettato dal pregiudizio e compiono scelte terribili dimostrando una commovente, tragica umanità..)
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