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Ubu è ormai una delle rare figure indistruttibili del teatro, l’unica che in pochissimi anni sia riuscita ad allinearsi familiarmente ai grandi personaggi classici, intorno ai quali si crea una leggenda. Concepito negli anni 1888-1889 sui banchi del liceo di Rennes, dove Jarry, insieme a qualche suo compagno, ebbe l’ispirazione di un’epopea burlesca fondata sulle vicende di questo re straripante e risibile, Ubu avrebbe accompagnato la vita del suo autore sino alla fine, diventando una geniale figura mitologica, l’emblema di un nuovo teatro – forse il primo radicalmente moderno – e la prima messa in atto della patafisica, quella «scienza delle soluzioni immaginarie» che rimane il perno di tutto l’universo fantastico di Jarry e gli ha permesso di stravolgere il nostro mondo stravolto in visioni scorticanti e ultimative. Come ogni mito, Ubu esiste in quanto somma di varianti: così, in questo volume, oltre ai più celebri Ubu Re e Ubu incatenato, si troveranno alcune composizioni come Ubu Cornuto e Ubu sulla Collina, che mostrano nuove, significative avventure e detti di questo grandioso personaggio.
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viva l'assurdo!
Mi sono avvicinato al testo incuriosito da un testo di Storia del teatro. Ubu, personaggio del francese Alfred Jarry, è spesso indicato come l'antesignano del teatro dell'assurdo. E a buon ragione. Forse eccitato da questa incoronazione mi aspettavo una comicità – di quella comicità che può solo trasparire dall'assurdo – più bruciante e acuta. Personalmente, e umilmente, credo che Ubu non tocchi le vette di comicità di Waiting for Godot, per esempio. Ma superato il condizionamento iniziale ho trovato in Ubu un personaggio, una marionetta, fortemente carismatico nella sua completa avversione per quello che non riguardi lui, la sua "ventraglia" e le "phynanze". I detti strampalati di Ubu, infatti, sono delle gemme che rimangono nella testa del lettore. Da leggere, pena il "conficcamento del pezzettino di legno" e la "torsione del naso e delle onecchie".
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