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In questo libro l'autore, direttore del Master in diritti umani dell'Università di Siena, ripercorre la violenza del XX secolo, ricercandone le motivazioni, le cause, le diverse forme, analizzando le possibilità di perdono e riconciliazione, la memoria e il ricordo di eventi drammatici per l'umanità. Segue poi una parte dedicata ad un breve racconto storico degli episodi di violenza del Novecento e una bibliografia aggiornata molto utile. Un libro per tutti e un ottimo punto di partenza per lo studente interessato alla violenza e ai diritti umani.
Recensioni
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L'argomento di questo libro è esattamente quello indicato dal titolo, ossia (almeno nelle intenzioni) "tutta la violenza" di un secolo, il XX, che ne ha conosciuta molta. Il suo scopo, nelle parole dell'autore, è quello di "aiutare a comprendere la violenza contemporanea" attraverso lo studio di quella verificatasi in passato.
A tal fine, da un lato vengono analizzate alcune caratteristiche di tale violenza: numeri (cap. 1), tipi (cap. 3), obiettivi (cap. 5), forme (cap. 8), tappe (cap. 11), cause (cap. 20); dall'altro, vengono sollevate questioni come quella delle differenze esistenti tra i vari tipi di violenza e tra guerra e genocidio (rispettivamente capp. 2 e 9), dell'esistenza o meno di stati e società propense alla violenza (cap. 7) e delle giustificazioni della violenza (cap. 12), giustamente considerate come "una parte importante degli elementi che permettono di comprendere la violenza, le sue radici, le sue modalità, il processo attraverso cui essa da ipotesi si trasforma in evento" (p. 81). Altrettanto giustamente, alla discussione sulle giustificazioni della violenza si ricollegano quelle sulla partecipazione alla stessa, nelle differenti sfumature che essa può assumere (capp. 13-14) e sulle sue "conseguenze" in termini di giustizia, memoria e negazione (cap. 15-18). L'analisi sfocia infine in una ricostruzione storica che occupa un quinto del volume, nel tentativo di mettere insieme "tutta la violenza di un secolo" partendo dalla guerra anglo-boera del 1899-1902 per arrivare a quella russo-cecena iniziata nel 1999 (e tuttora in corso), passando attraverso una lunga serie di violenze compiute soprattutto (ma non esclusivamente) in contesti bellici, alcune ben note, altre meno. A tale ricostruzione fanno seguito le conclusioni, in cui si accenna brevemente a una comparazione tra la violenza del XX e quella del XXI secolo, all'annoso problema della definizione del genocidio (facendo riferimento, meritoriamente, a recenti ricerche che propongono il superamento di questo termine, giudicato ormai troppo "carico" di significati politici per essere utile dal punto di vista analitico), e un'utilissima bibliografia divisa in due parti, una maggiormente incentrata sulla letteratura in lingua italiana e dedicata a opere di carattere più generale e una seconda organizzata per argomenti e comprensiva anche di titoli in lingua straniera.
Tutta la violenza di un secolo è infatti un'opera a carattere eminentemente saggistico, come dimostra l'assenza di ogni tipo di apparato scientifico (d'altronde, si autodefinisce – in quarta di copertina – come "un libro che interroga (…) che parla al giovane studente, all'educatore, all'operatore sociale, al genitore"). In un certo senso, cade vittima della sua stessa ambizione di "completezza"; in una breve premessa al capitolo sulla "sequenza storica", l'autore è infatti costretto ad accennare all'impossibilità di discutere tutti gli atti di violenza su larga scala verificatisi nel corso del XX secolo e a elencare quelli che rimangono fuori dalla narrazione. Si ha però la sensazione che la scelta degli eventi "rilevanti allo scopo di offrire l'ampia casistica e il largo spettro delle violenze che hanno avuto luogo nel Novecento" sia stata effettuata in maniera inevitabilmente arbitraria, e che forse sarebbe stato preferibile esplicitare un criterio interpretativo al quale attenersi al momento di scegliere i casi da sottoporre – in ragione della loro rappresentatività – a un maggiore approfondimento (peraltro possibile a partire dai testi elencati nella bibliografia), che sarebbe stato particolarmente desiderabile a proposito della questione della "violenza di stato e violenza politica". Quest'ultima, pur essendo debitamente esaminata nel capitolo 4, non viene infatti investita della rilevanza che pure avrebbe potuto assumere alla luce tanto delle coordinate temporali e tematiche del libro, quanto del ruolo centrale che ha rivestito nel periodo considerato, nel corso del quale la violenza ha fornito un contributo decisivo a quei processi di costruzione statale e nazionale che tanta importanza hanno rivestito nella storia del Novecento, e che tanti problemi irrisolti (come dimostra l'elenco dei principali "punti caldi" della politica internazionale) hanno lasciato in eredità al XXI secolo.
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