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Le prime pagine del libro
23 Aprile, sabato
VIRGINIA
I maschi fanno schifo.
Puzzano, sono rozzi e volgari. E incredibilmente stupidi. Lo so, perché vivo con uno di loro da tredici anni: il mio fratello gemello Leon.
Scordatevi tutte quelle sciocchezze sull’essere due corpi e una mente sola, il legame indissolubile, il linguaggio segreto... Non escludo che agli altri gemelli succeda, anzi magari succede a tutti, ma noi siamo l’eccezione che conferma la regola. Ci siamo detestati fin da subito. Probabilmente ci prendevamo a calci già nella pancia della mamma.
Prendete una mia caratteristica, e Leon sarà il contrario: io sono intelligente, Leon è un idiota. Io sono precisa, Leon è un casinaro. Io sono sempre pulita e ordinata e... be’, i calzini di Leon, se potessero, camminerebbero da soli.
Mia madre dice che sono troppo rigida.
Che semplicemente i nostri caratteri sono incompatibili, ma che questo non significa che sarà così con tutti i ragazzi. Dice che non devo generalizzare e che devo imparare a conoscerli. In teoria potrei anche essere d’accordo, il suo ragionamento è logico, ma il fatto è che gli altri maschi non mi sembrano poi così diversi.
Forse lei vorrebbe che fossi come Adelaide, la mia migliore amica, che da tre anni è cotta persa dello stesso ragazzo e non fa che sognare a occhi aperti il momento in cui gli darà il primo bacio. Peccato che quel ragazzo sia Leon. Oltre all’imbarazzo che mi crea la situazione, proprio non riesco a capirla. Adelaide è la ragazza più brillante che conosca. Io e lei siamo le migliori della classe, e gli insegnanti dicono che è destinata a fare grandi cose. Eppure, le piace quel bietolone che a malapena sa allacciarsi le scarpe. Anche i geni ogni tanto prendono una cantonata, è evidente.
Ovviamente, Leon non la considera. È troppo occupato a sbavare dietro alle ragazze più belle della scuola. Come se alla nostra età fossimo chissà che modelle. Basta avere una taglia di reggiseno in più e sapersi truccare come si deve, ed ecco che ti sei assicurata un codazzo di maschietti sbavanti. Tutti destinati a prendersi un palo in fronte perché si sa da almeno duemila anni che le ragazze carine di terza media escono con quelli del liceo.
Ma Adelaide, una nuvola di ricci castani, l’apparecchio ai denti e un paio di occhiali enormi che le coprono metà del viso, non demorde. È convinta che sulla lunga distanza vincerà lei.
Se ne inventa ogni giorno una nuova pur di stare accanto a Leon; l’ultima è stata cercare di convincermi (o meglio, convincermi a convincere mio padre) a farla venire in gita con noi.
Ogni anno, per le vacanze di Pasqua, mio padre organizza un gita in montagna. Prenota sempre nello stesso albergo, poi ci trascina nei boschi “per respirare la prima aria pulita di primavera”, dice. E questo significa che per tre interi giorni sono costretta a vivere gomito a gomito con mio fratello. Non solo: significa anche che lui è l’unica persona della mia età nell’arco di cento chilometri, perché l’albergo è frequentato perlopiù da pensionati o famigliole con marmocchi urlanti, ma soprattutto perché lassù non prende nemmeno il 3G. È incredibile che esistano ancora posti dove Internet non arriva, eppure è così.