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Anno edizione: 2022
Anno edizione: 2022
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Un memoir in bilico tra commozione e lievità. Una madre che muore di tumore e un figlio che ne ripercorre la vita scegliendo di esorcizzare il dolore con il sorriso. L'autore decide di affidare così alla parola scritta il dolore per la perdita prematura della madre, stroncata all'età di 62 anni da un carcinoma al seno, cercando nella memoria la forza per andare avanti, nonostante tutto.
Melina, che detesta essere chiamata Carmela, cresce i suoi tre figli con una dedizione assoluta, a tratti ingombrante. Conosce il sacrificio e la fatica ma reagisce sprizzando vitalità e schiettezza. È una tifosa fanatica di calcio, sa citare a memoria scene e interpreti di innumerevoli film, inventa indimenticabili scherzi telefonici. Finché la sua salute non viene compromessa da un tumore al seno, tabù impronunciabile che nelle parole del figlio maggiore diventa tuamore, trasformando un presagio di sventura in una speranza possibile. I frammenti di una vita trascorsa insieme si mescolano ai dettagli più impietosi della malattia. Emerge la figura di una donna capace di affrontare i suoi giorni a colpi di commedia. Così, sopravvivere all'assenza significa ripercorrere soprattutto le piccole felicità condivise. Per quel figlio adorato il dialogo postumo con la madre è il tentativo di indovinare la forma più adatta per esprimere tutta la sua affettuosa gratitudine e sublimare il lutto in un amore che continua.
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«Sei stata la classica mamma che ti prepara il pranzo, che ti stira le camicie, che ti tormenta di telefonate apprensive, ma anche molto più di questo. Sarà che da figlio scapolo non ho mai abbandonato il nido, sarà che non mai avuto una vita sociale degna di questo nome. Con te ho perso la mia migliore amica». Un libro confessione di un amore di un figlio verso una madre. Un memoir tragicomico che sembra voler prolungare l’esistenza di Melina e darle nuova linfa, un libro che dalla Sicilia si sposta a Milano in cerca di fortuna e speranze. Un libro trasparente, sincero, come quel nomignolo “Lonza” dato al figlio che soffriva di bulimia o a quell’ultima parola pronunciata in punto di morte – segno della tempra e della forza di questa donna siciliana – ciccocugghiuni, traducibile con “ciccoglione” che rivolge a una zia lamentosa che vuole essere riconosciuta dalla donna sul letto di morte.
Un rapporto madre figlio particolare ed emozionante. Mi è piaciuto tanto!
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