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Truffaut e la pellicola interattiva - Sandro Fogli - copertina
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Truffaut e la pellicola interattiva - Sandro Fogli - copertina

Descrizione


François Truffaut non è il cinema francese, non è la Nouvelle Vague. Non è i Cahiers du Cinema. E se storicamente è parte integrante di tutte queste cose, lo è a partire dall'emozione del ragazzino che si commuove al cinema. Contrariamente ai "padri" della pellicola, come Hitchcock, che l'hanno vissuto come invenzione e poi "ci sono capitati dentro", Truffaut è un nostro fratello maggiore: appartiene alla categoria di quelli che il cinema lo hanno scelto perché ne hanno subito la fascinazione in sala da bambini. Critico appassionato, prima che regista, ha dato vita ad una filmografia che non prescinde da suggestioni tanto hitchcockiane, quanto rosselliane, neppure nei "prodotti" più "francesi".
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Dettagli

2013
19 novembre 2013
208 p., Brossura
9788898629008

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Rocco
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Libro magistrale ed adatto a tutti i lettori,sia a chi non conosce l'opera cinematografica di Truffaut,e vuole farlo;sia a chi lo conosce già,e vuole approfondirlo.L'autore (già conosciuto per "Hitchcock e la Vertigine Interpretativa)infatti,non fa solo un semplice resoconto di tutta la critica su Truffaut,ma accompagna il lettore,in un vero e grandissimo viaggio,passando attraverso il suo lavoro non solo come regista,ma anche come critico sia cinematografico e letterario (che non fa distinzioni tra "grande" letteratura e letteratura "popolare")portandolo a fare scoprire la sua "Universalità".Quella universalità che è riuscito sempre a trasmettere partendo sempre dalle emozioni del suo animo.Il libro,infatti,indaga su come Truffaut sia riuscito in questo;come,partendo anche dalla sua "autobiografia" (intesa non come cronaca di eventi vissuti,ma come ricerca della verità),a toccare temi che riguardano l'animo umano di tutti quanti,portanto ad interrogarci ed a prendere posizioni su temi appunto assoluti:come l'amore,le ossessioni, la psicologia maschile e femminile,i rapporti di coppia,la cultura,ecc;ed anche come sia riuscito attraverso questo a farci amare tutti i suoi personaggi davanti a situzioni "irregolari",anche quando uccidono.Ed ancora come ha fatto,e con quali meccanismi,sempre ad "unire" le sue grandi passioni: i libri ed il cinema,per creare anche una nuova forma cinematografica.Inoltre il libro affronta,oltre agli aspetti già conosciuti di Truffaut,come l'influenza di Hitchcock,di Rossellini,ed anche di Renoir nel suo cinema,i suoi temi ricorrenti (i libri,le donne,i bambini),film che pur parlando di altro riflettono sul cinema stesso,ecc;anche aspetti meno noti oppure poco analizzati come il suo rapporto con la "Musica";facendo conoscere la centralità nella sua opere ed in quale funzione essa veniva sempre usata.La lettura,inoltre,è molto scorrevole.

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Voce della critica

 
"Era una domenica di quasi trent'anni fa quando RaiUno trasmise, in prima visione tv, Finalmente domenica!, l'ultimo film di Francois Truffaut. Benché la mia passione per Alfred Hitchcock fosse già esplosa, io non ero a conoscenza del profondo legame tra i due registi: a dieci anni non sapevo niente di critica cinematografica e ignoravo l'esistenza del libro, intitolato Il cinema secondo Hitchcock e firmato Truffaut, in cui il regista francese intervista il maestro ‘anglohollywoodiano’ su tutta la sua produzione. Soprattutto, non sapevo che mi attendeva una nuova ‘folgorazione’". Possiamo considerare queste parole, che aprono il volume di Sandro Fogli su Truffaut, un'efficace introduzione per riflettere su come il rapporto esperienziale e diretto con i film, incentrato su passioni e marcate personalizzazioni della lettura da parte dello spettatore appassionato, costituisca il nuovo dato che negli ultimi anni ha reso nuovamente necessaria la critica cinematografica. E ciò, s’intenda bene, non nel senso che debba essere considerato per forza "critico" ogni parere o recensione tracciato dai vari utenti del web (perché, come insegna Bordwell, le critiche devono essere fatte di appropriatezza, corrispondenza e plausibilità, se non anche di originalità), bensì nell'accezione di un esercizio che alla formazione e alle competenze critiche accosti la capacità di partecipare alle opere con sensibilità e gusto, nella convinzione che la visione dei film costituisca una competenza preziosa per aumentare la qualità della propria vita. Una sorta di senso critico che dal piano dell'arte si trasferisce al piano della vita tout court, come indicato dall'OMS quando inserisce il senso critico tra le dieci skills fondamentali che il cittadino del mondo deve elaborare per affrontare con successo la vita.
È in questa prospettiva che meglio si può cogliere il lavoro di Fogli, che ha studiato cinema e di mestiere fa il regista, sui film di Truffaut. Scrive Fogli: "L'opera di Truffaut merita di essere vista e rivista: ricorderemo che l'amore fa male, scopriremo nuove sfaccettature della psicologia maschile, di quella femminile, capiremo meglio i nostri bambini e l'importanza di non dimenticare chi abbiamo amato e ci ha lasciato; ci ritroveremo capaci di smascherare le nostre ossessioni e di guardarci dal permettere che ci portino alla follia. Truffaut riaggiusta la nostra attitudine alla vita e ci rende migliori". Un approccio diretto ed estremamente chiaro all'opera di un cineasta che annovera una bibliografia sterminata, un approccio che ci convince per tante ragioni, a partire dal fatto che parte dall'esaltazione della fascinazione prodotta dalla visione dei film all'interno della sala cinematografica, ma senza far presa la vocazione cinéphile. E poi, soprattutto, per come costruisce il discorso, integrando costantemente, e senza soluzione di continuità, le indicazioni sulla vita del regista con la riflessione sulle sue opere ("i film di domani somiglieranno ai loro autori", scriveva Truffaut nel 1957), senza tralasciare lo sforzo puntuale di offrire le coordinate per inquadrare i film nel momento sociale e culturale in cui furono realizzate. Per definizione il cinema di Truffaut appartiene a tutti, perché senza La sposa in nero non ci sarebbe stato Kill Bill, e neppure il "passeggiamento" di Fanny Ardant nella notte romana di La grande bellezza. Così anche i giovani, a cui Fogli si rivolge particolarmente, sono sintonizzati.
 
Umberto Mosca
 
 

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