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Deludente per gli appassionati di Omero, illuminante per chi cerca la verità storica.
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Il sottotitolo originale (Archeologia, Storia, Mito) chiarisce bene l'intenzione dell'autore di mettere in parallelo i dati archeologici disponibili sulla città dell'Asia Minore con la tradizione letteraria, fondata sull'Iliade, che ne ha costruito un mito incancellabile nella letteratura occidentale. Sin dalle prime pagine appaiono evidenti le conclusioni: nessuna delle fasi storiche messe in luce dagli scavi di Heinrich Schliemann (1870-1890), Wilhelm Dörpfeld (1893-1894), Carl Blegen (1932-1938), Manfred Korfmann (1988-1990) sulla collina di Hisarlik, comprese tra l'età del bronzo e l'inizio dell'età del ferro (3000-1000 a.C. circa), reca con sé i segni di un episodio storico di assedio militare prolungato, e conseguente conquista e saccheggio da parte di greci micenei, quale quello descritto nei versi creati da un poeta di nome Omero intorno alla metà dell'VIII secolo a.C. Tralasciando l'aspetto della "questione omerica" che concerne la figura del poeta, Hertel - che coordina per l'Istituto archeologico germanico un progetto di analisi della collezione Schliemann e dei dati di scavo ottocenteschi - valuta tutte le ipotesi articolate dagli studiosi precedenti, procedendo a una sistematica demolizione di tutti i tentativi di attribuire una delle fasi di distruzione del sito alla conquista greca. Sulla base dei rinvenimenti, in particolare della ceramica, ritiene di ipotizzare l'arrivo di coloni greci in riva allo Scamandro intorno al 1020 a.C., nell'ambito dell'emigrazione "eolica", a ripopolare una città di Troia-Ilion svuotata e impoverita da un disastroso incendio. Si fa a volte fatica a seguire le descrizioni dell'autore sulle intricate planimetrie del corredo figurato, anche per qualche inceppamento della traduzione.
Federico Barello
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