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In un torrido agosto toscano, un uomo morente chiama al suo capezzale un non meglio identificato "scrittore", a cui decide di raccontarsi: "ho voglia di scrivere, cioè
parlare
scrivere per interposta persona, chi scrive sei tu, però sono io. Strano, no?" Con queste parole il protagonista, Tristano, accoglie il suo ospite all'inizio del nuovo romanzo di Antonio Tabucchi, svelando la vera natura del libro: non un semplice racconto di vita ma una riflessione profonda sul senso dell'esistenza.
Tristano muore è innanzitutto un diario di sentimenti e di emozioni, in cui sprazzi di ricordi si alternano ai moti dell'animo; in cui le immagini del tempo passato e quelle del presente si mescolano in un sovrapporsi dei piani temporali, del pubblico e del privato, del sogno e della realtà. Vecchio, incattivito, rabbioso, annebbiato dall'effetto della morfina, Tristano libera i conflitti che ancora lo lacerano, in un ultimo disperato tentativo di ricomporli, per dare, prima di partire definitivamente, una forma e un significato alla sua vita. Lo fa alla presenza dello scrittore, una figura muta che non interloquisce, non incalza, non interrompe; il suo compito è solo quello di ascoltare la voce narrante del protagonista, di permettere al lungo monologo interiore di nascere e svilupparsi.
Dopo un pallido accenno all'infanzia e all'adolescenza, il racconto si perde nei ricordi della guerra, poiché Tristano era un soldato dell'Italia fascista, mandato in Grecia a combattere. Un soldato che scelse la parte della libertà, della Resistenza. Un eroe? O un illuso, che ha combattuto per creare un mondo diverso e che, al termine della vita, si ritrova invece naufragato in un presente, che, con ferocia, giudica ancora più misero e sconfortante? Affiorano poi i fantasmi di donne amate che compaiono, scompaiono, si sovrappongono nel delirio: la Guagliona della Taddeo Zimmer, Rosamunda che seppellì il cane Vanda, l'americana Marilyn che lui chiamò Rosamunda
Phine la greca, Daphne, anzi Mavrì Elià, la donna dagli occhi come olive nere
In un animato vortice di pensieri, prende forma a poco a poco l'immagine di un'esistenza che si intuisce ricca e complessa, ma in cui è impossibile riconoscere ciò che è veramente accaduto da ciò che Tristano avrebbe voluto accadesse, dal profilo che vuole lasciare dietro di sé prima di andarsene.
L'insondabile mistero della vita umana è questo il vero protagonista del racconto di Antonio Tabucchi: un romanzo di grande eleganza, in cui la forza e l'intensità dei temi esplorati non appesantiscono la narrazione che rimane lieve, seppur venata dalla tristezza della morte. "Dicono che la morte è un mistero afferma lo stesso protagonista del romanzo nelle ultime pagine - ma il fatto di essere esistito è un mistero maggiore, apparentemente è banale, e invece è così misterioso..."
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