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La potenza, il fascino, il 'sinfonismo' del Generatore stavano nell'impossibile amalgama polifonico che - cercato e ricercato - dava luogo ad una discordante e quindi ' perfetta' armonia. Questo è stato il grande ritorno del 2005. E a quel ritorno - e a quell'impossibile amalgama - il contributo di Dave Jackson ai fiati è stato fondamentale. E proprio il pathos prodotto dai tentativi di dialogo fra sax e voce di Hammill è ciò di cui più si avverte l'assenza in questo lavoro. Che scorre omogeneo e fra le righe nell'impasto 'organico' di Banton. Chi scrive non può esimersi dal chiamare in causa motivi extramusicali: Peter Hammill ha sempre mostrato incapacità al confronto con forti personalità, preferendo circondarsi di fedeli esecutori (Banton, Evans, Gordon)o comunque collaboratori 'in linea'. La storia umana di Hammill è la sequela di amici/amori perduti e poi tornati in (civettuole)canzoni 'autocritiche'. "Trisector" è quanto rimane dell'entusiastica e vogliosa riunione del 2005. I 700 astanti a Rosignano sono quanto rimane dei grandi concerti romano e milanese (per dire) dei 'veri' VdGG. La nota positiva di questo lavoro sta nella rinuncia di Banton a ricoprire la parti di fiati con soluzioni tastieristiche. Quella negativa nell'ostinazione di Hammill alla chitarra elettrica. Per finire, questi non sono (né vogliono essere)i VdGG come li abbiamo conosciuti. "Trisector" si lascia ascoltare e qui e là offre spunti che ti fanno annuire. Ma recensirlo brano per brano sembra davvero superfluo. Chi non conosce i VdGG ne godrà certo più di chi, conoscendoli, ne avverte il declino.
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