«...Per quei ragazzi in giubbotti e eskimo la poesia doveva creare un sovvertimento totale, pratico, ma doveva anche nutrirsi di letture dissennate, che in uno dei manifesti infrarealisti, scritto da Mario Santiago, univa il Living Theatre e la Comune di Parigi, la pornografia mistica di Charlie Mingus e il Marchese de Sade, Hyeronymus Bosch e l'Internazionale situazionista, Che Guevara e Kafka, Catullo e John Cage, Fassbinder e Engels...» - Giuseppe Montesano, La Repubblica.
In un'intervista del 2003 Bolano afferma: «La mia poesia e la mia prosa sono due cugine che vanno d'accordo. La mia poesia è platonica, la mia prosa è aristotelica». E in effetti, i suoi romanzi pullulano di poeti e la sua poesia, come dimostra questa raccolta, è godibile come una buona pagina di narrativa. Anche se il successo internazionale gli arrivò grazie ai romanzi, Bolano iniziò a dedicarsi alla narrativa negli ultimi anni della sua vita, mentre fino al 1990 aveva scritto solo poesia. «Sono fondamentalmente un poeta», diceva. «Ho iniziato come poeta e ho sempre creduto che scrivere prosa sia di cattivo gusto». Nelle tre sezioni di questo libro, che si può bere d'un fiato o sorseggiare poco alla volta, ci sono tutti i tratti distintivi dello stile di Bolano: l'ironia, lo stupore, lo spaesamento, la visceralità di ogni gesto, minimo o eroico, attraverso cui il quotidiano si fa letteratura.)
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