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Bellissima "Tragedia" (che in Ottieri è: commedia), ambientata in una clinica, stavolta non psicanalitica. Consigliatissimo
Che arguzia, che ironia, proprio la scrittura che ci si aspetta da Ottieri, grande artista della parola. Però, nonostante l’arte sublime dell’autore il libro non prende molto come trama e talvolta scade in qualche banalità quando si cala in modo eccessivo in alcuni aspetti dell’attualità. Meglio sarebbe stato se Ottieri si fosse mantenuto, per così dire, a mezz’aria, in un’atmosfera surreale più consona all'impronta del romanzo.
Recensioni
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Milano, una città dal cielo finto, dove il lavoro stabilisce i ritmi e le forme della vita di tutti e dove le ideologie sono "puri scontri di interessi economici". Una città "piena di edifici grigi, priva di paesaggio, di fiume, di idee", nelle cui strade si rincorrono feroci i trilli dei telefonini. è su questo sfondo che si muovono i personaggi, tragici e grotteschi, del nuovo libro di Ottieri.
La figura centrale è Antonio, il professore, un famoso chirurgo estetico, anziano ma ancora aitante, dal fisico asciutto e abbronzato. E intorno ci sono tutti gli altri, uomini e donne che entrano ed escono velocemente dalla scena intrecciando tra loro fitti dialoghi. Fra questi Ennia, la segretaria vistosa, sempre pesantemente truccata, fedele amante del professore; Giovanni Cagliostro, un playboy ormai attempato e grassoccio; Giannadrea Visconti, detto Giandri, un self made man del commercio, logorroico e ossessivamente concentrato a interrogare se stesso e il mondo.
Tutti sembrano ubbidire a una sola necessità: parlare per evitare il silenzio, come a voler esorcizzare la paura del tempo che passa. Sono fiumi di parole che scorrono veloci, dialoghi quasi in forma di teatro. Discorsi che fluttuano attorno alle cose senza mai riuscire veramente a toccarle, perché questi personaggi stentano a costruire relazioni profonde e sono capaci solo di stabilire contatti rapidi, lievi, sarcastici come il loro parlare.
I temi che Ottieri tratta nei suoi libri sono occasioni per riflettere sul rapporto tra sesso, malattia e morte. Ma l'esito più felice di questo romanzo è quello poetico; è nel ritratto, intenso e partecipe che lo scrittore fa di un certo mondo, un mondo su cui incombe una luce vivida e malinconica.
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