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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2019
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E’ un romanzo molto ricco, ambientato nel fermento degli anni ’60, con l’inizio del movimento ambientalista, di scoperte scientifiche sulla genetica, eclatanti episodi di cronaca, e fenomeni di subcultura giovanile che l’Inghilterra avrebbe esportato in tutta Europa. Forse proprio per questo motivo solo La Torre di Babele, che è il terzo libro di una trilogia, è stato tradotto in italiano. La Byatt sembra piuttosto obiettiva nei confronti dei suoi personaggi. Frederica non è una donna che suscita incondizionata simpatia nel lettore, è una donna fredda ma, quel che è più importante, è la sua causa che lo coinvolge, l’ingerenza dei giudici nella sua vita privata. Ci sono alcune forzature nel libro, la vicenda dei gemelli Ottokar, Paul-Zag in particolare è un personaggio inverosimile. E’ un libro ricco di spunti, che non si può riassumere in poche righe. Le persone che amano leggere, e soprattutto scrivere, dovrebbero leggerlo perché è anche una lunga tesi sul potere creativo e distruttivo allo stesso tempo delle parole.
Questo romanzo è tante cose ma è soprattutto un romanzo sul linguaggio, sulla letteratura stessa. E’ ambientato a Londra negli anni ’60, quando da una parte si svolgevano processi sulla decenza dei libri, dall’altra le avanguardie letterarie sperimentavano nuove tecniche. La Byatt ama le epoche storiche attraversate da correnti opposte, come ha dimostrato ambientando i suoi più famosi romanzi nell’Inghilterra vittoriana di Darwin e dello spiritualismo. E descrive talmente bene il background storico e sociale che a volte siamo nel dubbio su ciò che è inventato e ciò che non lo è. E anche qui la Byatt si dimostra bravissima nel cambiare modo di scrivere a seconda del personaggio. E’ un romanzo erudito, pieno di citazioni, esplicite e nascoste, e contiene altre storie (tipico della Byatt), scritte o narrate, che risentono di diverse influenze, da Tolkien a Sade. Il dibattito sulla lingua, del resto, è presente nell’intreccio secondario in cui una commissione governativa composta da alcuni personaggi dell’intreccio principale, deve fare il punto sull’insegnamento della lingua inglese nelle scuole britanniche. Alla fine ci sono due processi, che forse occupano troppe pagine. La storia della protagonista Frederica viene ripercorsa in un’aula di tribunale e presentata in una luce non falsa ma completamente diversa. Anche il romanzo del co-protagonista Jude Mason viene processato e analizzato fin nell’etimologia delle parole. Può allora sembrare che sia un romanzo pesante? No, perché la Byatt ha il gusto della storia, del narrare che la letteratura occidentale del 900 aveva snobbato e al quale ora sta tornando, anche se con strumenti nuovi, perché piacerà sempre al genere umano. La Torre di Babele è la storia di una donna che si rende conto di aver fatto un matrimonio è sbagliato. Dato che è passato quasi un secolo da Isabel Archer di Ritratto di Signora di James, Frederica Potter decide di lasciare il marito e di tornare ad una vita intellettuale anche se meno benestante ma circondata da amicizie stimolanti. Natu
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