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Anno edizione: 2012
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Hazel non è Catherine di Cime tempestose (romanzo cui viene accostato), e neanche Heathcliff, ma ne avverto anche io una lontana percezione, forse per l'atmosfera. Perché Hazel è giovane, ingenua (nel senso che ignora la vita, le sue dinamiche sociali e sessuali, in quanto cresciuta da suo padre all'aria aperta, senza nessuno a farle da sponda, da amico, da riferimento), non sa cosa significhi davvero un matrimonio, la prima nozze, come fare i figli. Hazel è legata al posto in cui è nata e vissuta, e si rapporta alla vita come ad esso, perché per lei sono la stessa cosa; per lei il tempo è legato alla natura, alle sue stagioni, perché si trova tra i boschi inglesi dello Shropshire, col padre che alleva api, costruisce bare e suona l'arpa. Hazel è selvatica, forastica, e non vuole assolutamente essere altro. Non vuole uomini, amanti, corteggiatori, ma solo Foxy, la cucciola di volve che ha salvato e adottato. Il problema è che gli uomini arrivano da lei. Ben due, così diversi che sono come il sole e la luna, uno pura carne e passione, l'altro tutto spirito, protezione, rispetto. Hazel ci prova, ma non è proprio fatta per le relazioni, nel modo più assoluto. Hazel incarna con grazia e poesia la natura, non è una ragazza come le altre. I due uomini "la vedevano come desideravano che fosse, non come era". Ed è un peccato mortale, davvero. Essere affascinati dalla potenza della natura per volerla possedere, dominare, è un qualcosa che va oltre la hybris, va oltre la vita umana. È una storia drammatica, poetica, fuori dal tempo ma incastonata nello spazio. Leggetela, per favore.
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