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Un romanzo breve ma ricco di contenuti, è una storia di formazione, di crescita, in cui la giovanissima protagonista deve fare i conti con il complicato e contraddittorio mondo degli adulti, che ci appaiono tutti troppo occupati e presi dalle proprie preoccupazioni. A far da cornice, un'ambientazione estiva e ricca di fascino e con uno stile delicato ed essenziale allo stesso tempo; ci affacciamo all'interiore dei personaggi attraverso frasi brevi ma incisive, che vanno dritte alla sensibilità del lettore e lo spingono a vedere oltre, proprio come fa la piccola protagonista.
Inizialmente mi ha preso molto, forse per la capacità di trasportarmi in questo altrove caldo che è l'estate. Ma via via la narrazione si appiattisce un po', non mi è piaciuto del tutto lo stile della scrittura. Avrei messo un altro titolo al romanzo e avrei costruito un finale diverso, meno improvviso. Comunque una lettura piacevole.
Mamma e due figlie piccole sono in vacanza a Pantelleria. Vengono da Urbino, dove hanno lasciato il marito e padre, musicista, innamoratosi di una ragazza molto più giovane di lui. E a Pantelleria vivono la vita in un dammuso, mangiando e facendo il bagno con altri turisti.
Recensioni
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Leggere Tina di Alessio Torino vuol dire anzitutto rendersi conto che narrare, è facilissimo: prendere quattro o cinque personaggi, alcuni più vivi e più esposti, altri un po’ più nelle retrovie, e star loro accanto; raccontare ciò che fanno, forse intuire qua e là ciò che pensano. (…) E nella normalità dei fatti si leva il turbine dei sentimenti: cocenti, implacabili. Emma Ottaviani e le sue due figlie passano le vacanze estive sull’isola di Pantelleria. Il marito è rimasto a Urbino: ha perso la testa per Laura, una giovane donna. (…).
Delle due figlie Torino sceglie Tina: Tina è una protagonista atipica: la narrazione non le è legata in quanto causa degli eventi ma per la sua voglia e la sua forza di restarvi dentro, forse solo per vedere come va a finire. È questo che le permette di comprendere meglio chi sia suo padre e quella storia con Laura Ercolani, che quell’uomo non le raggiungerà mai sull’isola, che le belle sorprese sono finite. Tina è un romanzo di formazione, è evidente. (…)
Fra le pagine del romanzo Tina cresce perché alla sua età si cresce ogni giorno, ogni ora, se si possiede il desiderio delle domande e la pazienza delle risposte, magari anche sfumate o incerte. La scambiano per un ragazzino: caccia meduse e non ha la silhouette già formata della sorella Bea (…). Ma ha gli occhi di uno sguardo via via maturo che sa districarsi tra gli ardori e le privazioni dell’estate isolana (…) Questo romanzo è proprio “un’estate al mare”: volti, voci, parole; quindi indugi, rumori e fastidio. Gli incontri si sovrappongono, le situazioni si moltiplicano, senza trama e senza finale. Ma è questa successione di piccoli fatti a superare anche le più nobili verità e a renderle il tessuto vivo dell’esistenza (…). C’è qualcosa della Vacanza di Dacia Maraini, ma senza la sovra- struttura morale e antimorale di certe pagine, dove molto è ricondotto o ridotto all’uso del corpo come recriminazione, rimpianto o rabbia. La vacanza di queste tre donne è, piuttosto, il desiderio di corpi in contesa e, addirittura, una smania dell’impulso e del dolore; le meduse di Tina, ossia la sofferenza dopo la carezza delle onde, sono lo scotto dell’esistenza medesima: forse Charles sa amare ancora e il corpo di questa bambina, ornato da un fiore di cappero, se non sarà mai quello di una donna, avrà meritato almeno il volto di una figlia.
Recensione di Antonio Daniele
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