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scheda di Vindrola, A., L'Indice 1995, n. 3
Il sottotitolo del libro recita "Il testamento artistico del fondatore del Living Theatre", perché il volume raccoglie una serie di pensieri, meditazioni e concetti elaborati da Beck nel corso degli anni 1975-85 con un intensificarsi nel triennio antecedente la morte, cioè da quando alla fine del 1983 scoprì di essere affetto da una malattia incurabile. In questo senso si può parlare di testamento nel senso arcaico del vocabolo cioè di testimonianza, piuttosto che di summa ideologica definita e definitiva da lasciare in eredità ai successori e ai posteri. Non solo perché i quaderni di appunti di cui il volume si compone non hanno struttura sistematica come già era accaduto in "The life of the Theatre" ("La vita del teatro", Einaudi Torino 1975) ma sono composti da pensieri brevi, frammentari, spesso con la forza dell'aforisma che nel teatro e per il teatro trovano l'epicentro di una riflessione che spazia sulla vita, la morte, la politica, l'utopia. D'altra parte il titolo stesso nasce dalla fusione dei vocaboli 'Theos', 'Andros' e 'Thanatos', il cui risultato finale ("Theandric") richiama però inevitabilmente anche la matrice di "theatre" dando luogo a una di quelle parole nuove cui Beck ricorreva spesso nel tentativo di disarticolare le radici del sistema - politico, sociale e dunque anche linguistico - cui si opponeva tenacemente. Ma a far sì che il messaggio lasciato da Julian Beck non abbia carattere definitivo è la qualità stessa del suo pensiero volto al futuro e al cambiamento anche nell'approssimarsi della morte, tanto da pensare anche dal letto di ospedale dei suoi ultimi giorni a quali caratteristiche avrebbe dovuto avere il "teatro del Living" a New York.
Se il pensiero di Beck spazia senza veri limiti temporali, a volte oscuro ma più spesso suggestivo e non privo di stimoli anche per il lettore di oggi, ripercorrono invece la sua vita e quella del Living Theatre il ricchissimo, spesso toccante, apparato fotografico - che lo segue dai primi giorni di vita alle sue peregrinazioni con l'inseparabile Judith e di allestimento in allestimento - e le testimonianze di Judith Malina, di Bernardo Bertolucci, che diresse il Living e Julian Beck nel film "Agonia" (1967), del figlio Garrick Beck che ha curato la scelta di foto a colori dei quadri dipinti dal padre, attività cui Julian Beck si dedicò con grande intensità specialmente negli anni giovanili, quando a New York l'espressionismo astratto viveva il suo momento di maggior vitalità. Completa il volume l'appendice dedicata alla teatrografia, alla filmografia e alla bibliografia.
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