La bioetica di fine vita si confronta con dilemmi delicati, a volte angosciosi, in merito alla proporzionalità delle cure, al dovere di lenire il dolore, all'attuazione delle disposizioni di trattamento lasciate anticipatamente dal malato. Più in radice, la gestione degli ultimi istanti richiede una considerazione del senso dell'intera esistenza, un'interpretazione dei criteri che la rendono degna e felice, una giustificazione convincente dei gesti concreti, atti a significare l'opposizione al male, la resa non codarda all'ineluttabile e l'obbedienza a un ideale di vita buona. Gran parte di queste riflessioni è di ordine narrativo. Si tratta di inscrivere la singola decisione clinica entro una persuasiva unità biografica e di confrontare la nostra vicenda personale con storie dell'origine, che disegnano il ruolo, i compiti e il destino dell'uomo nel mondo. Questo volume, che introduce, raccoglie e commenta circa 30 recensioni cinematografiche dell'autore, accosta le categorie di alleanza terapeutica e di patto narrativo, delineando le diverse forme in cui il sofferente protesta contro lo scandalo del male, illustrando la differenza ontologica fra finitudine e mortalità e documentando la rilevanza etica ed estetica delle scelte registiche di montaggio delle immagini. Da "Blade Runner" a "L'abbraccio del serpente", da "La forma dell'acqua" a "È solo la fine del mondo", siamo coinvolti da sorprendenti esperimenti mentali, in cui vengono immaginate e incarnate figure inedite di bellezza e giustizia, che guidano la convivenza sociale, la decisione di generare un figlio, la prossimità verso i più deboli, la scoperta della propria identità di genere, la costruzione democratica di un promettente futuro tecnologico.
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