Il primo testo di Cormac McCarthy specificamente scritto per il cinema offre nel diverso mezzo espressivo, l’ennesima, inconfondibile prova d’autore.
Quale demone spinge il procuratore a puntare tutto su un traffico di droga da venti milioni di dollari? È l’avidità a fargli rischiare ciò che ha di piú caro – un rispettabile lavoro da avvocato, l’amore della donna dei suoi sogni, le leggi della coscienza? «L’avidità è decisamente sopravvalutata, – suggerisce il suo socio di malaffari, Reiner – la paura invece no». E nel cartello di Juárez, uno dei posti piú pericolosi e depravati al mondo, dove la vita si perde per gioco e perderla in fretta è la sola preghiera, la paura non è mai sopravvalutata. )
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