Antonio Jasevoli torna a incidere per la Parco della Musica Records dopo il successo di “Quiet Journey”, l’album realizzato con il suo Chambers Project (Paolo Damiani, Gianluigi Trovesi, Fulvio Maras). “Tetris” è un lavoro volutamente più jazzistico e in qualche modo legato alla tradizione, ma al tempo stesso caratterizzato da un incastro timbrico inconsueto e da un approccio alla musica incentrato sulla scrittura, diverso dalle sperimentazioni di alcuni lavori precedenti improntati alla musica improvvisata (come ad esempio in "RAJ trio", altro lavoro realizzato per la Parco della Musica Records). Lo si comprende al primo ascolto, tanto per la fattura della scrittura musicale, quanto per la scelta degli strumenti e del suono che ne deriva. Un suono che non è proprio del jazz, ma che lo evoca fortemente. Jasevoli ha infatti scelto per questo nuovo lavoro una formazione particolare: un quintetto senza contrabbasso con il quale riesce a ottenere un insolito sound sfruttando tutto lo spettro di frequenze basse di pianoforte e chitarra. Il progetto alla base di “Tetris” nasce due anni fa dal trio chitarra-pianoforte-batteria, composto da Antonio Jasevoli, pregevole e visionario chitarrista napoletano, con Enrico Zanisi ed Emanuele Smimmo, giovane talento pianistico dalla forte personalità, il primo; batterista propositivo ed esuberante, tecnicamente impeccabile, il secondo. Un organico inusuale che ha spinto il leader a cercare nuovi modi di scrivere, arrangiare, organizzare la musica. Ed è nel corso di questa ricerca che il trio si apre verso due eccezionali musicisti, molto diversi ma anche stranamente complementari: Andy Sheppard, sassofonista di straordinaria poesia e naturalezza melodica, e Fabrizio Bosso, grande trombettista scelto da Jasevoli per la sua capacità di inserirsi in qualunque contesto riuscendo sempre a dare il meglio di sé. L’album contiene nove composizioni originali, in massima parte nate dalla penna di Jasevoli. Tetris, titletrack e brano d’apertura, è il brano rappresentativo di tutto il progetto, con i suoi incastri ritmico-melodici dal carattere vagamente etno-jazz. Ed è anche l’unico brano di pura astrazione creativa, l’unico - a differenza di tutto l’album - che non rimanda a ispirazioni che siano altro dalla musica stessa. A legare i brani tra loro, infatti, sono proprio le ispirazioni che arrivano da luoghi, memorie, persone. Ne sono esempi Flydian 175, dedicata da Jasevoli a una delle sue chitarre storiche, quella con cui, molti anni fa, ha iniziato a praticare il jazz; o Capotesta, dal nome del luogo di mare dove è stato composto, un posto a cui il chitarrista è molto legato. Ci sono poi Praja, che riporta ai giorni assolati dell’adolescenza del leader, anch’essa legata a un luogo specifico; Distortion, omaggio agli Who; e le dolci atmosfere di Nina e Maramau, ispirate dall’amore per la sua famiglia.
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