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un "giallo" originale, non tanto per la trama quanto per la narrazione, costituita nella prima parte dagli atti ufficiali delle indagini e nella seconda dal diario di un personaggio collaterale. tutto però è come appare fin dall'inizio, manca la svolta che ne avrebbe fatto un capolavoro.
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scheda di Nadotti, A., L'Indice 1994, n. 7
Gennaio 1946, in un bosco nei pressi di Louts, provincia francese simenoniana, vengono ritrovati i cadaveri abbracciati di un uomo e di una donna. Nell'atmosfera brumosa del primissimo dopoguerra la curiosità è grande, appena sussurrati gli interrogativi: doppio suicidio? Omicidio seguito da suicidio? La gendarmeria conduce le indagini, ascolta i testimoni, emana infine un "ordine di non luogo a procedere". Non sembrano sussistere dubbi sulla natura della relazione tra i due, n‚ sulla dinamica dei fatti. Raymond Guérin, scrittore poco conosciuto del primo Novecento francese, ricostruisce l'accaduto - e qui sta la genialità del libretto - attraverso due diverse fonti. Fonti ufficiali, suddivise in "fascicoli' come si conviene a un'indagine: verbale sul ritrovamento dei corpi, verbali delle deposizioni dei testimoni (ognuno col suo punto di vista, piccolo assaggio delle molte sfaccettature di un'impossibile verità), un plico di lettere ove l'uomo grigio e irreprensibile si rivela amante romantico e voglioso. E una fonte assolutamente privata, il diario che tale Claude Pellegrin, possidente locale dalla curiosità necrofila e feticistica, perversamente catturato dal caso, e soprattutto dall'ambigua donna che ne è stata protagonista e vittima, avrebbe tenuto nei due mesi successivi alla morte degli amanti. Tentativo solo parzialmente riuscito di sondare la verità immaginando gli abissi dei desideri altrui.
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