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Questo breve racconto mi ha fatto pensare ad una sorta di 1984 futuristico. In questo mondo uniformato, per non dire standardizzato in cui sono bandite le emozioni e l’intelletto, l’unico modo di progredire è fare affidamento ad una certa anomalia, indispensabile, ma da biasimare e tenere nascosta. Opera davvero molto interessante, tenuto anche conto del fatto che all’ epoca in cui l’ha scritta l’autrice non aveva neanche diciott’ anni
Trenta pagine soltanto: una lettura breve ma intensa, ancor più per i significati trasmessi che per gli accadimenti narrati. La trama del racconto, tuttavia, avvince subito il lettore proiettandolo verso un inquietante futuro alla Orwell. La giovanissima autrice, con il suo fantastico (ma non troppo!) mondo di robot, ha il merito di non limitarsi soltanto a narrare una storia che, sicuramente, coinvolgerà il lettore fin dalle prime righe, ma di condurre lo stesso a farsi domande sofferte sull’esistere, sulla realtà di un presente alienante e sulla possibilità del drammatico futuro di un’umanità completamente programmata, plagiata, robotizzata e negata alla sua più profonda essenza: la libertà dei sentimenti, delle emozioni.
Probabilmente l’accostare “La terza era” al ben conosciuto “1984” di Orwell potrebbe risultare eccessivo all’opinione di una persona che non conosce il racconto di Lavinia Petti. Eppure, nei dovuti e ovvii limiti di una giovane scrittrice esordiente, l’affinità tra le due storie è proprio ciò che mi è balzata alla mente non appena ho intrapreso la lettura de “La terza era”. Ciò che, a mio avviso, rappresenta l’essenza portante della narrazione è la miscela di adulta consapevolezza che il protagonista Aton progressivamente raggiunge riguardo al mondo che i droidi governano e, nel contempo, di pura innocenza di uno sguardo che, nonostante la cinica realtà circostante, conserva tutto lo stupore e la meraviglia che contraddistinguono un “bambino”. Un racconto originale capace di emozionare e stupire con il suo finale “a sorpresa”, di trascinare con il suo stile incalzante e, perché no?, di far riflettere anche un po’ sull’attualità della vita di tutti i giorni. Decisamente consigliato come approccio al mondo contorto e incantato di Lavinia Petti.
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