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...sono stata costretta a leggere questo libro x motivi scolastici,nn mi è piaciuto e nn l'ho trovato commovente nè interessante...Ho notato con quanta dimestichezza l'autrice mischi il dialetto, con l'italiano e talvolta a parole latine,questo,combinato con una trama banale, a mio avviso sconvolge il lettore, inducendolo nel chiudere il libro, per non aprirlo mai più...
Ne “Il terrazzo della villa rosa”, Maria Orsini Natale, mescolando sapientemente italiano e dialetto, fa riemergere dall’oblio ricordi, storie e tradizioni dimenticati di un’Italia che non esiste più, dipingendo un mirabile affresco di vita quotidiana nella Campania degli anni Trenta. Il lettore viene catapultato nel 1938, sul terrazzo della dependance di una villa signorile posta alle falde del Vesuvio, luogo di ritrovo delle famiglie che abitano in affitto le stanze della casa. Michele il falegname, Giosué il barbiere, Tore Russo ‘o stagnaro, Mauriello Brancaccio o’ ciclista, Nannina ‘a seggiara, Menechella ‘a nevaiola: persone diverse che svolgono diverse attività, ma che si sentono parte di un’unica grande comunità. Nel raccontarci dell’amore di Nicola e Ghisella, della grande amicizia tra Giosué il barbiere e Michele il falegname, del tradimento di Rosa, l’affascinante moglie di Gabriele, l’autrice riesce a farci sentire l’aroma inconfondibile del vero caffè napoletano, della pastiera e della cassata, a farci immaginare il Vesuvio minaccioso e fumante, eppure tanto amato da “quelli di villa rosa”. Il libro si legge con gusto, e tutto d’un fiato, ma alla fine quasi ci si rammarica di non essersi lesinate queste pagine stupende che fanno a volte sorridere, a volte incuriosiscono, a volte persino commuovono, come delle gustose caramelle da consumare un poco alla volta.
Un romanzo bellissimo, una fovola per i grandi, il fascino di tradizioni e ricordi forse non ancora perduti...
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