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Sei sezioni compongono questo libro di Andrea Temporelli, contrassegnate da titoli che rimandano alla natura o al dominio dello spirito, temi che si rincorrono e intrecciano in tutto il volume.Una natura sempre in bilico tra promessa e minaccia,seduzione e sfida , e a cui il poeta oppone una dignitosa ed esplorativa resistenza: "io assisto allo spettacolo da qui,/ semplicemente.//..non attendo nessuno/ non ho nulla da dire/ piuttosto prendo appunti". Natura che comunque è testimone e partecipe dello srotolarsi della storia, universale nei millenni, e particolare nei giorni della quotidianità. E la storia personale di Andrea Temporelli è sfiorata con la discrezione del poeta che si sa unico e insieme comune, nel rimpianto che è di tutti per il tempo che passa ("Ma gli anni gli anni come trattenere/infedeli e dannati"), e che rimane tuttavia inconfondibile nella sua peculiarità. Eccoli, dunque, gli anni turbati dell'infanzia in seminario, con i compagni che fanno roteare il turibolo come una fionda, o nascondono le ostie nel tovagliolo per merenda: mentre lui, il futuro poeta bambino, trasforma l'obbligatoria preghiera serale in un'invocazione quasi blasfema :"Preservaci, preservaci dal padre". Ecco l'amore in versi inteneriti, o la polemica con la conventicola dei letterati: "Ti giuro c'è chi scrive/ per uccidere". Formalmente, la poesia di Temporelli vive una sorta di oscillazione tra classicità eccessivamente esibite e soluzioni più sperimentali: comunque, l'endecasillabo impera in moltissimi incipit e anche nel corpo di quasi ogni poesia, consapevolmente e orgogliosamente tradizionale. Ed è nel poemetto che dà il titolo al volume ("Terramadre") che l'autore raggiunge la sua più consistente e sicura maturità: una sorta di Spoon River rivisitato nel cimitero del suo paese, omaggio a "Coloro che precedono in ascolto,/ i prediletti", "ottimo/ concime nel cortile disertato". Una poesia che salva, anche solo con la silenziosa e pietosa complicità dello sguardo.
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