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Sto preparando un a tesi sulle differenze tra la comunicazione d' allarme nei primi del'900 e oggi e studio i casi specifici dello tsunami del sud-est asiatico del 2004 e della catastrofe calabro-messinese del 1908.Questo libro mi sta aiutando enormemente,specie il III cap.,sulla comunicazione telegrafica.Complimenti a Boatti...é un libro splendido,attento sia alla descrizione dei fatti sia al lato più umano!
Sto "divorando" il libro: molto bene, ben scritto, ben documentato. Mi ha fatto conoscere altri argomenti molto interessanti come la posa dei cavi sottomarini. Complimenti a Boatti
ho appena cominciato a leggere il libro, e dalle prime pagine mi sembra stupendo.......
Recensioni
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Dopo il cataclisma del Sudest asiatico, questo bel libro di Giorgio Boatti, scrittore e studioso di storia italiana, appare ancor più attuale. Anche la catastrofe messinese ebbe infatti a mietere, in una triste fine di dicembre, oltre centocinquantamila vittime, soprattutto indigenti, lasciandosi alle spalle una miriade di bambini orfani nella loro terra ridotta a deserto; le foto qui riproposte sono al riguardo molto eloquenti. Oltre che nella scarsa efficacia della risposta di Giolitti e del suo plenipotenziario sui luoghi del sisma, il generale Mazza, l'autore indica nella grave carenza di comunicazioni fra Roma, Messina e Reggio il fattore che rese devastanti gli effetti della tragedia, qui raccontata attraverso una gran mole di testimonianze. I primi a porgere un aiuto furono i marinai russi. Peraltro, d'intesa con le truppe italiane, essi non esitarono a fucilare sul posto chiunque venisse sorpreso a compiere atti di sciacallaggio (si era infatti proclamato lo stato d'assedio). Di lì a poco giunsero gli inglesi, mentre ovunque si moltiplicavano le iniziative di solidarietà della cittadinanza, con a capo le associazioni femminili. Ma dalla crisi lo stato non uscì a testa alta. Dalla ricca appendice documentaria emerge come molti stranieri ne traessero spunto per rispolverare alcuni logori stereotipi culturali sugli italiani; forse però, sempre a proposito di stereotipi, non era il caso che l'autore si risentisse al punto di qualificare a propria volta la scrittrice Vernon Lee, fra i più critici verso l'inefficienza, come una "zitella inglese".
Daniele Rocca
Il più disastroso terremoto mai avvenuto in Europa, quello che il 28 dicembre 1908 rade al suolo Messina e Reggio Calabria, con il suo tragico bilancio di morti (quasi centocinquantamila) supera di gran lunga la catastrofe che qualche anno prima ha distrutto San Francisco.Nella livida luce dell'alba invernale la terra trema: scosse di immane potenza si susseguono per trentadue interminabili secondi. Immediatamente dopo, in un surreale silenzio, un rombo sordo che sembra venire dal fondo del mare. In rapida successione le gigantesche ondate del maremoto investono la città devastata dal sisma. Sparisce il porto, le barche sono scagliate sopra le macerie dei palazzi. Scompaiono la stazione e i binari, crollano abitazioni e imponenti edifici.Tra le macerie decine di migliaia di abitanti sono sepolti vivi, intrappolati accanto ai morti. Nella città devastata accorrono alcuni tra i più famosi giornalisti italiani: Luigi Barzini e Giuseppe Antonio Borgese, Goffredo Belloni e Guelfo Civinini.
Giorgio Boatti narra ora per la prima volta la catastrofe di Messina in un'ampia e serrata ricostruzione basata, oltre che sulle cronache e i racconti dei sopravvissuti, su documenti inediti che ne illuminano i più drammatici e sconvolgenti risvolti: i ritardi nella ricerca dei sepolti vivi, l'incapacità delle istituzioni di decidere con coerenza e di operare con umanità. Ma anche l'impressionante solidarietà delle nazioni del mondo intero e il tempestivo accorrere da altre città italiane di squadre di soccorso. Una vicenda che mette a fuoco due Italie diverse, contrapposte. E che, pur rimossa, ha continuato a pesare sulle identità passate e presenti del nostro paese.
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