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È vero che rinunciando a qualcosa della nostra modernità si vivrebbe meglio? Questa domanda sicuramente non sintetizza nel modo migliore il concetto di "decrescita felice", che è molto più ricco, complesso e estremamente in-teressante. Che, secondo i suoi fautori, prevederebbe la rinuncia alla tecnologia più sfrenata (ma mantenendo quella effettivamente utile), l'abbandono del consumismo, una migliore distribuzione delle risorse sia economiche che natu-rali (anche grazie al riciclo). Ottenendo in cambio la salvaguardia della natura, il ritorno ad un ritmo di vita meno convulso, una società più equa. La domanda è però servita da input per alcuni scrittori che, stimolati da es-sa, hanno deciso di accettare la (dif-ficile) sfida e esprimere la loro opinio-ne, sebbene sotto forma di testi narrativi. Sono nati così dieci racconti di "fanta-decrescita" che riescono a coniuga-re la riflessione sul tema proposto con storie interessanti, anche ricche di movimento e azione, e con personaggi quanto mai vividi e convincenti. Ci sono i decisamente favorevoli alla decrescita, gli apertamente con-trari ? ed è significativo notare come in questo caso la critica venga tan-to da destra quanto da sinistra ? e quelli che ne mettono in luce le criticità e le possibili devianze, fino a chi si mantiene neutrale. Dieci racconti, nove autori noti nell'ambito della fantascienza italiana e un promettente esordiente, nove inediti scritti per l'occasione e uno già pubblicato ma da cui non si poteva prescindere, una presenza femminile non esigua. Dieci racconti di taglio diverso ma accomunati dall'argo-mento, per una antologia che fa pensare ma anche che diverte.
Tra i tanti temi toccati dalla fantascienza, quello economico non è certo stato sempre al centro della narrazione: marginale e collaterale alla trama, lo si è visto comunque accennato in gran parte delle distopie dello scorso millennio. Questa interessante antologia, popolata di nomi più o meno noti dell'universo fantascientifico nostrano (Catani, Grasso, Altomare, Ricciardiello, Battisti, Graziani, Morgando, Abbate, Debenedetti, Pizzo), non vuole certo colmare la lacuna, ma più modestamente porre le basi per un'interessante discussione sull'argomento, affrontato non nella sua complessità ma in un aspetto particolare. Il tema scelto, è quello e molto attuale della "decrescita" - che oltre che con l'economia ha a che vedere con l'ecologia e in definitiva con l'intero assetto sociale - e le storie che ne sono scaturite, dotate di un alto grado di leggibilità e scorrevolezza, ce ne mostrano uno spaccato interpretativo, forse un po' troppo ideologizzato, ma coerente e capace di far riflettere, cogliendo quindi il bersaglio di quella che dovrebbe essere una lettura non puramente fine a se stessa e di intrattenimento, ma un alimento per il lettore interessato. Assistiamo così a diverse visioni del futuro prossimo venturo, generalmente accomunate da un qual certo intrinseco pessimismo di fondo (d'altra parte difficilmente evitabile, se si vuol rimanere all'interno di scenari realistici e attualizzabili), una serie di cautionary tales sufficientemente strutturati da non sembrare troppo ripetitivi, dove l'elemento portante gioca spesso un ruolo fondamentale, rare volte assoggettato ad altre esigenze narrative più classiche (il rapporto genitore/figlio, la satira, il contrasto generazionale, gli Dei tecnologia e progresso colpevoli degli scompensi del nostro povero pianeta). Per quanto minoritaria la presenza femminile si segnala per fantasia e capacità di estrapolazione e i racconti di Debenedetti, Abbate e Graziani si segnalano come tra i più interessanti della raccolta.
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