Il libro ripercorre il pensiero sulla globalizzazione dei quattro autori presi in considerazione (Habermas, Held, Beck e Bauman), facendone non solo una sintesi ma anche una valutazione critica fondata sulla chiave ermeneutica della complessità: la globalizzazione non può essere considerata un fenomeno unilaterale, ma invece complesso e dalle molte dimensioni, sicché privilegiarne una sola diventa riduttivo e penalizzante. L'analisi "polifonica" della realtà consente invece di pervenire a conclusioni aperte (cioè problematiche) ma feconde: ci si accorgerà infatti, ad esempio, che individuo concreto e collettività politica non possono separarsi e che le istituzioni della sovranità globale, in conseguenza, debbono essere pensate e progettate anche per consentire relazioni più umane e non solo per garantire un "ordine" astratto ed impersonale. D'altra parte, scorrendo le diverse teorie esposte, ci si forma anche un'idea completa della globalizzazione in tutti i suoi molteplici aspetti (rapporto tra economica e politica, ruolo e mutamenti del diritto internazionale, guerra, dialogo interculturale, passaggio dalla prima alla seconda modernità, ecc.), sicché il libro può anche essere considerato una fenomenologia della globalizzazione stessa.)
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