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Il saggio di Szondi analizza i mutamenti che la forma teatrale ha subito tra Otto e Novecento. Attraverso un esame attento di opere di Ibsen, Cechov, Strindberg, Maeterlinck, Hauptmann e poi di Brecht, emerge quella che rimane come una lucida e articolata proposta teorica.
In quale modo il dramma da genere letterario autosufficiente, quale era ancora un secolo fa, è entrato in crisi, alla ricerca di una nuova definizione che meglio corrispnda all’evoluzione della società? È la domanda cui vuol rispondere il saggio di Szondi, che analizza anzitutto la forma drammatica classica (i rapporti temporali e spaziali, la funzione dei personaggi, ecc.) e indica poi nell’opera di cinque grandi scrittori (Ibsen, Cechov, Strindberg, Maeterlinck e Hauptmann) i motivi che minano all’interno la struttura di quella forma. La seconda parte del libro è dedicata ai diversi tentativi di soluzione, fra cui spicca, per coerenza teorica e ricchezza di possibilità espressive, quello di Brecht. Il libro è preceduto da un’ampia introduzione di Cesare Cases, che ne inquadra i motivi di interesse e ne sottopone le conclusioni ad un’analisi stringente.
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