Il primo romanzo tradotto in Italia della voce più importante della narrativa norvegese contemporanea. In procinto di partire per il Messico, Dag Solstad, narratore e coprotagonista dell'opera, riceve la telefonata di un amico d'infanzia che non vede da tempo, Arne Gunnar Larsen "AG", architetto, urbanista e burocrate statale. Hanno entrambe quarantadue anni. AG, socialdemocratico pragmatico, dopo il fallilmento del suo matrimonio, si è trasferito a Romsås, città satellite di Oslo progettata da lui stesso negli anni '70, mosso dalla necessità di avvicinarsi alla classe lavoratrice per cui lui stesso aveva lavorato. Travolto dalla solitudine dell'utopia urbana si farà coinvolgere in una serie di avventure tra il grottesco e l'assurdo, in cui il melodramma sentimentale si mescola alla discesa verso il crimine che ha la tensione del thriller. Tutto raccontato dalla prospettiva di Dag, rivoluzionario comunista disilluso, che trascina il lettore nella dimensione impenetrabile della moderna Scandinavia dove il benessere materiale rischia solo di produrre la "Grande Assenza".)
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