Christopher Marlowe, padre della tragedia inglese e creatore del metro poetico elisabettiano chiamato blank verse, nacque a Canterbury nel 1564. Nel 1587 prese a Cambridge la laurea di dottore in lettere; a quel momento egli aveva già scritto la prima tragedia degna di questo nome nella lingua inglese, e dato vita al più eccelso e difficile di tutti i metri poetici non lirici, lunico che i suoi connazionali da allora in poi considerarono adeguato alla tragedia in versi. La sua prima opera, in due parti, fu Tamerlano il Grande; seguirono il Dottor Fausto, LEbreo di Malta, lEdoardo II e La Strage di Parigi. La Tragedia di Didone venne forse completata, dopo la sua morte, da Thomas Nash. Famoso ornamento dei tragici lo chiamava già in vita il suo contemporaneo Greene. Fu infatti uno dei più grandi poeti inglesi. Della sua morte, si sa quasi soltanto che egli ricevette una ferita mortale in una lite da taverna, alletà di ventinove anni... Marlowe è il più grande scopritore, il pioniere più ardito e più ispirato di tutta la letteratura poetica inglese».
Così un altro poeta, Charles Algernon Swinburne, presentava Marlowe sul finire del secolo scorso, quando la riscoperta degli Elisabettiani era già avviata ma non compiuta. Da allora, sembra che ci siamo andati riavvicinando sempre più allopera di Marlowe. E ce nè ragione: troppe componenti, in quel repertorio dellincandescenza e delleccesso, corrispondono ad altrettanti punti scoperti e affini del nostro presente. Innanzitutto la concezione del teatro: il teatro di Marlowe ignora ed esclude quella riduzione dei fatti a una convenzione psicologica che sarà, in diverse forme, il tratto dominante nel teatro europeo delle età successive, fino allesaurirsi del naturalismo; allinverso, in Marlowe la psicologia è totalmente assorbita negli eventi, e lazione, a sua volta, è tutta quanta nel potere esorbitante della parola. Più che individualità psicologiche, o innocui caratteri, i suoi protagonisti sono manifestazioni di potenze naturali e da ciò deriva il loro aspetto superumano e iperbolico. Lintrigo delle sue tragedie sembra seguire gli scontri, le separazioni, lunione e lannichilazione degli elementi nella natura. In questo grande poeta, dotto e speculativo, agiva una furiosa carica arcaica; il fasto del suo verso si presenta come uno sfrenato sacrificio, una autocombustione delle parole, uno sperpero propiziatorio; la sua enfasi è preistorica e cerimoniale. Solo la ruota del destino segna il tempo del suo teatro e le sue invenzioni tendono ad assimilarsi alla vita biologica, a un semplice apparire, culminare e scomparire. Il paradigma di questo processo sarà la meravigliosa vicenda di Tamerlano, o il rovesciarsi delle fortune nellEdoardo II, così come la prova della sua ineluttabilità è la Tragica storia del Dottor Fausto. Questa idea del teatro e della letteratura, intorno a cui gravita lopera di Marlowe, sarebbe apparsa già desueta e impraticabile ai suoi successori, fino a restare in seguito sepolta nelle cantine del dimenticato. Ma oggi che torniamo lentamente a renderci conto dellenorme ricchezza di tante vie abbandonate ed escluse, lopera di Marlowe ci attira come accenno a una letteratura virtuale che ha tutta larbitraria complicazione dellartificio e al tempo stesso la necessità di un processo della natura.
Ledizione che presentiamo offre per la prima volta al lettore italiano lintera opera teatrale di Marlowe. Autore della versione poetica, delle note e dellintroduzione è Rodolfo Wilcock.
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