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L’uomo ha davanti a sé delle opportunità, da cui e a secondo di come possono essere colte, deriva una catarsi o addirittura una nuova genesi. E di genesi, Gregori, ne propone due, entrambe offerte da un atto cruento: l’attentato a Lennon e un normale banalissimo fatto di cronaca. Due fatti crudi di violenza gratuita, come quelli che la cronaca ci riporta, e che determinano influenze diverse; lo spirito e la carne, la percezione e la certezza. Ma l’uomo in quanto sapiens non vomita più il mondo che in quanto faber edifica. La soluzione non c’è, o almeno è fortuita o piccola cosa, come un premio relativo. Enrico “gira” per le stanze dell’albergo riportandoci frammenti e storie di vite diverse, affondando la spada nelle scene, scontate e banali, perché parte ormai del nostro immaginario, del sesso. Un accoppiarsi da ritardati, che non è più nemmeno trasgressione e oscenità, solo ginnastiche idrauliche per la chiusura delle falle di corpi a rischio di svuotamento. Nella stanza 42, dopo la chiusura accurata di tutti i possibili orifizi, la donna in posizione da fitness, sdraiata su un fianco e con un cuscino fisioterapico fra le cosce, sembra guardarci con un ammiccare spiritoso: meglio pompare, no? La Grazia è morta, uccisa dalla sensualità di un serpente privo di mela e di giardino, a lei sopravvive Mallory con i suoi sporchi traffici. Una lettura che sorprende e su cui non voglio dire altro, per non guastare ai lettori il piacere della riflessione.
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