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Sono fotografo di natura, mentre leggevo, immaginavo le varie scene descritte e gli scatti fotografici che avrei effettuato. Mi è piaciuto molto, in alcuni casi mi sono anche commosso. Le 200 pagine le ho lette in aeroporto e in aereo mentre da Malpensa mi recavo a Cagliari.
Recensioni
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recensione di Visalberghi, E., L'Indice 1993, n. 4
Inutile dire che quando ho saputo del disastro ecologico provocato dalla fuoriuscita di greggio dalla nave Braer, il mio primo pensiero è andato a una delle specie che vive nelle isole Shetland: la lontra. Ho una scusante per questo mio parteggiare per questa specie: di recente ho letto un libro delizioso su Tarka, una lontra (già edito da Bompiani negli anni settanta), e anni fa divorai un altro libro bellissimo sulle lontre: "L'anello delle acque lucenti" di Gavin Maxwell (Rizzoli, 1977). Ambedue questi romanzi sono stati scelti per le collane "L'Ornitorinco" e "Il corvo e la colomba" dall'infaticabile e infallibile fiuto del curatore: Ippolito Pizzetti. Chissà se anche lui non ha pensato per prima cosa alle lontre?
Le storie di animali, come spiega Pizzetti nella presentazione, non hanno nel nostro paese una solida tradizione. Spesso si tratta di libri scritti male, pesanti, dottrinali, e poco scientifici. Ma Maxwell e Williamson, come molti altri scrittori della tradizione anglosassone, sono tutt'altra cosa: sono bravi romanzieri, con buone conoscenze scientifiche, e hanno toccanti esperienze personali da raccontare. L'elemento più interessante del libro è che i lettori vedono il mondo attraverso gli occhi di Tarka, che cresce con le sorelle, diventa adulto, gioca, caccia ed è cacciato. Sentiamo la forza della sua coda che timona nell'acqua, il gusto della trota che scrocchia sotto i denti aguzzi, e il fiato dei segugi che ci fa appiattire insieme a lui (Tarka è un maschio) sul fondo della tana, che ci fa fuggire per laghetti, prati, ruscelli e pozze d'acqua, anche noi inseguiti per più di otto ore consecutive dalla muta dei cani, e così ci fa crescere il fastidio per le urla del capocaccia, dello staffiere e della gente che, nell'Inghilterra d'inizio secolo, sembra star tutta contro la lontra. Forse queste persone sono cambiate proprio leggendo romanzi come questo, hanno imparato attraverso le emozioni suscitate dalla morte di Musogrigio, dai morsi inferti nella sua lucida pelliccia, nel sollievo trovato nel mare aperto, dove Tarka trova scampo al sicuro dai cani e dagli uomini (non dal petrolio, però) e può ritrovare la vena giocherellona che tanto contraddistingue questa specie.
I racconti di animali hanno spesso il difetto di descriverli in termini antropomorfici. Quelli di tante favole e di molte storie dello schermo alla Walt Disney vestono, pensano, vedono il mondo come se fossero uomini, o magari bambini, ma non certo esemplari delle diverse specie animali cui appartengono. Questo libro ha non solo il pregio di non essere antropomorfico ma anche quello di farci assaporare le nebbie del bosco, il rumore delle gocce, l'involarsi dei martin pescatori e altre migliaia di esperienze come ogni naturalista appassionato le ha vissute nei momenti più fortunati della sua crescita professionale o amatoriale. Un'ultima osservazione. In questi giorni è uscito un libro-chicca: "Alcuni Gufi e Civette", di Roberto Palazzi (Biblioteca Del Vascello, Roma 1992, pp. 91, Lit 18.000). Si tratta di un volumetto che raccoglie sigilli, marchi, stemmi, ex libris con l'emblema di gufi e civette. Quando ho finito di leggere "Tarka, la lontra" ho notato che Williamson usa come firma un sigillo con il barbagianni. Forse Palazzi lo includerà nella prossima edizione del suo libretto.
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