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Foto che ritraggono la vita, mezzi busti di Pitagora e Archita nella cornice della villa Peripato, un tocco di storia, di cultura passata che si amalgama con il presente attraverso le scritte fatte con pennarello di qualche ragazzino innamorato su Archita, in mezzo al verde, é l'inquadratura che parla da sola; in un'altra sembra che il tempo si sia fermato nello scatto, il ciclista, il signore in moto piegati in equilibrio mentre affrontano la curva, le macchine, il furgoncino con il portellone posteriore aperto, segno del lavoro forse di qualche pescatore, sembra tutto immobile per un istante, quasi senza tempo; la scritta sala da barba che rievoca tempi lontani, sbiadita come la dignità dei Tarantini, sopraffata ed inerme all'azione del tempo, ma pur sempre visibile agli occhi di chi sa guardare;gente che sosta ai tavolini del bar, un giocoliere di spalle in mezzo a via D'Aquino che cerca di strappare un sorriso e forse qualche monetina ai passanti , immortale negozio di cappelli ,uno dei più antici della città, il mercato rionale, dove gente povera nelle tasche, ma colme nell'animo vendono cozze, pesce fresco, frutta; abitazioni dalle facciate scrostate dalle intemperie e dal tempo che fù e che per certi versi ancora è, i panni stesi, piccole e medie barche di legno, consunte dai tarli, che ondeggiano davanti le banchine; la strada che porta a Statte(Ta) dove da un lato si interpone la storia, con i resti dell'antico acquedotto romano e dall'altro i camini che alti nel cielo, sfregiano lo stesso con sbuffi di veleno, i binari di un treno che forse avremmo voluto prendere in molti, ma che alla fine hanno preso in pochi, forse perché è mancato il coraggio, forse perché si ama troppo la propria terra, un tempo che forse ci appartiene o forse no, o semplicemente ne ignoriamo la storia;-segue
Intuito, sensibilità, eccellente percezione della realtà e capacità di tradurla in immagini affascinanti e seduttive. L'autrice coglie l'essenza profonda di una città "vissuta" e tormentata, ne coglie frammenti oscuri e li porta alla luce con rarissimo gusto estetico. Una visione fuori dagli stereotipi che rende questo libro un grande omaggio alla Città dei Due Mari.
Pervase di amore e struggimento, queste foto della Tarantino evocano il silenzioso scivolamento verso il mare dell'afflizione di una città. Che poteva essere bellissima (se fosse stata guardata con Attenzione, come fa l'autrice). Rimane qualche parvenza di grazia, a saperla intravedere sotto le croste affumicate, che l'obiettivo indaga con compassione tutta orientale.
Recensioni
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"Taranto: la mia città, la sua malinconia, la sua bellezza, le sue ferite. Istanbul: non ci sono mai stata, eppure so arrivarci dal Bosforo, al tramonto".
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