Galileo parlava dell’Universo come di un grandissimo libro stampato nella lingua della matematica. Ma se fosse invece un enorme spettacolo teatrale scritto nella lingua della poesia? Tutto bello, interessante e suggestivo, ma la vera domanda è: cosa succederebbe se la sua autrice fosse una Drammaturga disillusa e tabagista a cui una grande casa di produzione ha commissionato un nuovo Cosmo da scrivere in poche settimane? E cosa accadrebbe se la Drammaturga non avesse alcuna intenzione di creare un nuovo Universo, perché l’ultimo che ha scritto le è stato chiuso per via del suo progetto più fragile e prezioso: un pianetino piccolo, azzurro e immerso nel caos? Le supernove non fanno rumore è un romanzo che ogni tanto – spesso – va a capo, un libro – anche – di poesie che parla di meccanica quantistica e di un mondo che abitiamo tanto quanto ci abita lui: è il mondo in cui esplodono come fiori i nostri sogni, e quello che i nostri sogni, come fiori, spesso calpesta. Eppure, questo è il solo mondo che conti-nuiamo a riscrivere e immaginare, salvandolo ogni giorno dall’oblio attraverso piccoli ed eroici atti di poesia. )
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