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Anno edizione: 1995
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A chi non ha mai assaporato le delizie di una mente gentilmente rancorosa, a chi sta cercando il sollievo del sentirsi trainato da una guida sicura fra cianfrusaglie ignobilmente vacue, a chi fruga i quattro angoli della terra e si sta accorgendo che corre lungo un cerchio come e peggio di un povero cavallo nel circo. A tutta questa bolgia sfasata io imploro di acquistare e leggere questo libro, poi di tenerlo a portata sempre e poi di riaprirlo, ovunque siate e quale che sia lo stato d'animo che vivete. Se di gioia, per comprenderne la vana e sacrosanta brevità, se di pena per sentirne il morso dei suoi molari dorati. Un breviario di raffinata teologia sociale e letteraria, demolente ed etico più di un senso di colpa perenne; affronta il genio e le follie della mediocrità posata non meno delle arguzie di un cretino o della sfida per chiunque a venire a capo delle folli matasse del vivere. Ci sono libri forse non volutamente nati per dare felicità a un pubblico o a qualcuno, forse anche capaci di enorme irritazione a sapere che è questa la traccia che infine essi lasciano. Ma è questa la potenza della parola, il non controllo di sé e la linea deragliata del senso che un ragionamento o un discorso possono offrire nel loro distendersi intero. Libro indispensabile per chi ama la spina nella carne più dell'odioso e monotono profumo di rosa.
Recensioni
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scheda di Maglioni, S., L'Indice 1996, n. 3
"Le persone che hanno meno idee di tutti sono gli scrittori e i lettori. È meglio non sapere n‚ leggere n‚ scrivere che non saper fare altro che questo". Pungente, sarcastica, elegantemente autoironica è la sferzata di Hazlitt nei confronti degli intellettuali, a cui lui peraltro apparteneva con fierezza, come testimonia la sua produzione letteraria sempre colta e inondata di citazioni: una miriade di riferimenti quasi divorano le sue frasi, dai classici latini alla Bibbia all'immancabile Shakespeare. Il modo di scrivere di Hazlitt si può definire, per usare una sua espressione, "pensare ad alta voce". Con uno stile aulico ma al tempo stesso discorsivo tipico dell'essay inglese - che affonda le sue radici nell'essai di Montaigne - Hazlitt costruisce equazioni morali per poi smontarle, contraddirle e riproporle continuamente sotto vesti diverse. Disserta "Sul pensiero e l'azione, Sul fare testamento, Sull'effeminatezza del carattere, Sulle istituzioni, Sugli svantaggi della superiorità intellettuale, Sulla paura della morte" in un alternarsi di "elogi in sistole e denigrazioni in diastole", come afferma Thomas McFarland, studioso e critico dello scrittore inglese. Questa collezione di saggi, tratti dalla raccolta Table-Talk (1821-22), offre al lettore una piacevole passeggiata attraverso lo spirito romantico e filosofico di Hazlitt facilitata da una buona "segnaletica stradale" a cura di Fabio de Propris.
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