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Non posso non condividere gran parte delle precedenti recensioni e sottolineare come l'autore affronti un tema così drammatico e delicato in maniera lucida e completa supportata dall'esperienza personale e da una evidente, notevole conoscenza e padronanza di studi, ricerche ed autori in ambito psicologico e filosofico. La conoscenza diretta è quella di un giovane che decide, per motivazioni ideologiche e morali e non per la ricerca di un "rapido" stipendio, di entrare nella GdF ( conosco l'autore da quando eravamo adolescenti e ricordo i tempi ed i motivi per cui decise quel percorso lavorativo e di vita), un giovane che cresce e matura svolgendo servizi vari, fra soddisfazioni e delusioni, in varie città d'Italia, toccando con mano aspetti di varia umanità: la devianza di chi delinque ( per le più varie motivazioni), il disagio e il dolore di chi subisce i reati, il disagio sociale ed emotivo di tanti suoi colleghi, l'impegno e gli idealismi di chi vuol difendere i più deboli attorniato da un mondo non altrettanto idealista. La padronanza e competenza in ambito psicologico e' dovuta alla ricerca di un supporto culturale e scientifico alla passione ed all'interesse per le vicende umane che lo circondano e che lo porta, nel tempo libero dal lavoro, a studiare, ed ottenere vari riconoscimenti in un ambito di studi così diverso da quello affrontato a scuola e richiestogli per il suo lavoro. Insomma il libro tratta il dramma psicologico dei suicidi nelle Forze dell'Ordine esaminato da un appartenente alle Forze dell'Ordine con alte cognizioni psicologiche: direi che è più che mai completo.
Sorretto da evidenti competenze e conoscenza diretta del problema in questione (basta leggere le notizie sulla sua formazione culturale), l’autore conduce un’accurata analisi del suicidio nelle Forze Armate e di Polizia, toccando svariati temi: la solitudine nell’ambiente di lavoro, la fenomenologia del gesto, i problemi legati alle vicende esistenziali del soggetto coinvolto e alla sua relazione con il mondo, nonché alla conflittualità che può insorgere nell’ambiente di lavoro. Spaziando da Husserl, Jaspers e Heidegger a Lacan e Lawin (per tacere i nomi di altri studiosi), il libro esamina il problema relazionale nelle strutture gerarchiche con umanità, esemplificazioni toccanti e con un lessico che è comunque alla portata anche di una persona non specializzata nella materia. Chiude sottolineando un problema fondamentale, quello della formazione dei giovani allievi. Non sarebbe il caso di proporlo come obbligatorio nel percorso di chi diventerà ufficiale? O almeno consigliato…
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